Come annunciato dal Consiglio di Stato la scorsa estate, nella giornata del 30 novembre si è tenuta l’udienza in merito al ricorso che le associazioni facenti capo alla Rete Tutela Roma Sud e alcuni Comuni dell’area metropolitana di Roma hanno chiesto per tentare di scongiurare la realizzazione dell’inceneritore di Santa Palomba, voluto dall’amministrazione capitolina.
Come spiega una nota della Rete Tutela Roma Sud: “Nel corso dell’udienza sono state sottolineate le violazioni più macroscopiche della Costituzione e delle norme europee, perché tutte le leggi nazionali e regionali, anche se a tutela della salute pubblica, sono carta straccia a causa dei poteri speciali del Commissario per il Giubileo. Ecco cominciamo da questo, l’impianto non c’entra nulla con il Giubileo, perché i rifiuti durante l’Anno Santo verranno spediti fuori Regione, come previsto dal Piano di Gualtieri. Anche la prevista apertura nel 2026 si è rivelata una bugia, perché già nel bando di gara si parla di primo semestre 2028”.
“Il difensore del ricorso dei Comuni di Albano e Ardea e di quello delle associazioni della Rete Tutela Roma Sud e del Forum Ambientalista, avv. Tamburini – continua la nota – nel corso dell’udienza ha evidenziato proprio questa forte contraddizione che riguarda l’uso dei poteri speciali per il Giubileo per la realizzazione di un impianto che non serve all’evento. Infatti, già inizialmente avevano dichiarato che il collaudo sarebbe avvenuto nel 2026, per la fine del mandato del Commissario, mentre nel bando pubblicato di recente è previsto addirittura tre anni dopo l’Anno Santo. Inoltre, la violazione del principio di partecipazione non è derogabile, perché rappresenta un elemento fondante della Costituzione e della normativa ambientale europea, mentre in tutta la procedura è stato negato qualsiasi confronto, ignorando anche la richiesta di dibattito pubblico deliberata dai consigli comunali rappresentanti oltre 270.000 abitanti. La questione più importante riguarda la resistenza al cambiamento che la normativa europea vuole indurre, relegando l’incenerimento con recupero energetico, come penultima soluzione nella gerarchia europea dei rifiuti e soprattutto negandogli qualsiasi finanziamento pubblico”.
“I giudici del Consiglio di Stato – si legge nella nota – possono evitare a Roma un madornale errore, quello di vincolarla per 33 anni a una tecnologia che verrà resa sempre più costosa con l’applicazione del sistema ETS, che costringerà la città a pagare per le emissioni di CO2 prodotte. Resta inspiegabile la mancata valutazione delle alternative, forse perché sanno che il termovalorizzatore sarebbe perdent? Il problema è che così a perdere sarà Roma e in particolare i Castelli Romani”.
Lo stesso avv. Claudio Tamburini, difensore dei ricorsi della Città di Albano Laziale e della Città di Ardea – Roma Italy. e di quello delle associazioni della Rete Tutela Roma Sud insieme a Forum Ambientalista, ha sottolineato come: “Si sta decidendo il futuro di una città e dei suoi abitanti fino al 2061 senza nessuna partecipazione, trasparenza o condivisione, che invece devono essere sempre garantiti, come previsto dalla Costituzione e dalle norme Europee”.
“Tra qualche settimana, conclude la nota – verrà pubblicata la sentenza e sapremo quale interesse tutelano i giudici. Quello pubblico o quello privato. Noi crediamo il primo. Nel frattempo nella giornata del 2 dicembre un treno di manifestanti presidierà il Campidoglio contro l’inceneritore di Santa Palomba”.