“A Roma sarebbe importante riprendere lo sviluppo immediato del porta a porta come abbiamo fatto noi su 500.000 abitanti in un anno e mezzo e realizzare i 13 (anche 15) impianti di economia circolare da noi presentati e di cui due già autorizzati. Dunque no all’inceneritore che fa parte di una tecnologia obsoleta del secolo scorso, direi a Gualtieri di studiare un po’ anche diversi libri scritti da loro compagni di partito, e sì al recupero di materia e all’economia circolare”. Così l’ex assessora ai Rifiuti della Giunta Raggi, Pinuccia Montanari, che abbiamo contattato dopo l’approvazione definitiva del piano rifiuti di Roma Capitale e della manifestazione di interesse per il nuovo inceneritore.
“L’unico modo per risolvere il problema dei rifiuti a Roma è sviluppare un modello industriale basato sul recupero di materia e sull’economia circolare – aggiunge Montanari – che crea posti di lavoro, virtuoso rispetto alle sfide climatiche. Oltretutto non sarà facile per Roma, che con l’agro romano è una delle più vaste città d’Italia, individuare un sito senza creare un danno all’ambiente, alla biodiversità. L’economia circolare resta la strada maestra e su questa prospettiva cedere a visioni ottocentesche non tutela i cittadini e l’ambiente”.
Secondo l’ex assessora “bruciare i rifiuti è insensato” per le seguenti ragioni:
- Dal punto di vista SANITARIO bruciando si trasformano prodotti non tossici in prodotti tossici (metalli, diossine, sostanze mutagene e cancerogene) infatti le sostanze inquinanti emesse sotto forma gassosa da un impianto di incenerimento si diffondono inevitabilmente nell’ambiente circostante. In realtà il problema non è solo circoscritto all’area attigua all’impianto, in quanto le particelle solide, i composti organici volatili e semivolatili (come diossine e PCB) possono essere trasportati per mezzo di correnti aeree anche a notevoli distanze dalla fonte di emissione. Secondo Lorber et al. (1998) solo il 2% circa delle diossine disperse in aria si deposita nel terreno circostante un inceneritore mentre la maggior parte viene trasportata a grandi distanze.
Ancora oggi non abbiamo una conoscenza completa della composizione chimica degli oltre 200 composti emessi da un inceneritore, ma abbiamo la certezza che una buona parte rientra nella categoria nota come POP, ovvero gli inquinanti organici persistenti. Esempi di composti appartenenti ai POP sono diossine, PCB (policlorobifenili), idrocarburi policiclici aromatici (IPA), in molti casi prodotti dalla combustione incompleta di qualsiasi tipologia di rifiuto incenerito.
Questi composti sono tossici per gli organismi viventi, determinando un impatto negativo sulle diverse funzioni di organi e tessuti, talora anche a basse dosi. La loro pericolosità, inoltre, è legata al fatto che queste sostanze, una volta depositate a terra, resistono per lungo tempo nell’ambiente come composti di partenza o come sottoprodotti, molte volte più pericolosi dei composti iniziali. - Dal punto di vista ENERGETICO (ovvero il bilancio materia/energia è favorevole al recupero di materia: riuso, raccolta differenziata, riciclo)
- Dal punto di vista ECONOMICO solo l’economia circolare produce recupero di materia( da materassi, Raee, Tessili sanitari, materiali legno cellulosici, scarti organici si originano nuovi prodotti come materiali isolanti, tessuti, imballaggi sostenibili tutti basati sul recupero di quello che abbiamo prodotto noi : i nostri rifiuti. E si creano posti di lavoro. Noi abbiamo poche materie prime ma possiamo recuperare tante materie seconde dai nostri rifiuti con grandi vantaggi economici.
- Casi studio: Besancon nel 2008 ha deciso di abbandonare la pratica dell’ incenerimento e investire nella raccolta differenziata e nell’economia circolare.
- il Decreto Legislativo 228 del 18/05/2000 stabilisce che non sono idonee ad ospitare inceneritori le zone agricole caratterizzate per qualità e tipicità dei prodotti. In diversi paesi europei ( Olanda, Spagna, Belgio, Francia) sono state segnalate contaminazioni da diossine, specie di latte e suoi derivati, in aziende agricole poste in prossimità di tali impianti. L’area di Santa Palomba è un’area di notevole interesse agricolo e paesaggistico ed è vicina a centri abitati. Basta fare un giro nei dintorni, per rendersene conto. E comunque è il modello che è sbagliato.
- Gli impianti di incenerimento rientrano fra le industrie insalubri di classe I in base all’articolo 216 del testo unico delle Leggi sanitarie (G.U. n. 220 del 20/09/1994) e qualunque sia la tipologia adottata (a griglia, a letto fluido, a tamburo rotante) e qualunque sia il materiale destinato alla combustione (rifiuti urbani, tossici, ospedalieri, industriali, ecc) danno origine a diverse migliaia di sostanze inquinanti, di cui solo il 10-20% è stato identificato.
- Un Report dell’OMS, svoltosi a Roma nel 2007 e dedicato alle ricadute sulla salute umana degli inceneritori riconosce ad esempio che: “l’aumento in molti Paesi della prassi dell’incenerimento comporta un non trascurabile aumento nella produzione di gas serra e di persistenti inquinanti tossici su scala globale”.
- Per quanto riguarda le diossine gli inceneritori risultano essere la prima fonte di emissione in Italia .Inventario della Commissione Europea, rapporto finale (http://ec.europa.eu/environment/dioxin/pdf/stage2/volume_3.pdf – del 31.12.2000, 3 volume, pag 69)
- La letteratura scientifica non sgrava gli inceneritori – anche quelli di “recente generazione” – dal dubbio che tali impianti possano avere effetti anche gravi, sulla salute delle popolazioni che vivono intorno ad essi.
Pinuccia Montanari