Secondo il cronoprogramma pubblicato dal Campidoglio in merito alla realizzazione dell’inceneritore di Roma, il bando di gara per l’avvio dei lavori sarebbe dovuto essere già stato pubblicato. La data prevista era infatti luglio 2023, propedeutica all’ultimazione dell’impianto nel 2026.
Il documento però ancora non c’è e per questo motivo il Comitato No Inceneritore a Santa Palomba ha fatto sapere che scriverà all’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) in via cautelare, per chiedere di monitorare attentamente la procedura. “E’ il momento di pretendere piena luce sul termovalorizzatore – dicono gli attivisti – e sulle relative procedure tenuto conto che il progetto di fattibilità è, di fatto, secretato con un nostro accesso agli atti respinto per non compromettere il buon andamento dell’azione amministrativa e assicurare l’esigenza della segretezza della documentazione tecnica nelle more della pubblicazione del bando di gara”.
Dal fronte opposto, il Comitato Termovalorizzatore Roma Daje sostiene che il ritardo nella pubblicazione della gare va rintracciato in “un incremento dell’investimento di impiantistica conseguentemente non solo agli alti standard architettonici richiesti dal Comune e dalle tecnologie di cattura di carbonio in aggiunta, ma anche per effetto del rialzo del costo del denaro. Alla luce di questo scenario, per essere sostenibile il project financing esige un aumento delle tariffe di conferimento dei rifiuti. Ricordiamo che la realizzazione del termovalorizzatore non è finanziata con soldi pubblici ma con investimenti di privati ripagati con gli introiti di funzionamento dell’impianto”.
Il Comitato del No ha prontamente risposto: “Quanto twittato dai fan dell’inceneritore di Roma, il ritardo nella pubblicazione del bando di gara imputato all’aumento dei costi di realizzazione superiori ai 700 milioni di euro inizialmente previsti, con conseguente aumento delle tariffe di conferimento, qualora fosse confermato, porta a comprendere due cose. La prima è che per i romani non sarà affatto un ‘affare’ come il sindaco Roberto Gualtieri e l’assessora Sabrina Alfonsi sbandierano da quasi un anno e mezzo a questa parte; la seconda è che Roma Capitale e Acea parlano tranquillamente come se la gara non dovesse più tenersi”.
Le dichiarazioni del Campidoglio
Come riporta il quotidiano online Roma Today, secondo alcune fonti del Campidoglio: “in queste settimane c’è stato un grande e positivo lavoro di interlocuzione tra l’amministrazione di Roma Capitale e l’associazione temporanea di imprese guidata da Acea che ha partecipato alla manifestazione di interesse. In particolare sono state richieste da parte di Roma Capitale una riduzione della tariffa di conferimento e un miglioramento degli aspetti tecnici dell’investimento. Le attività di interlocuzione si sono dunque concluse, l’amministrazione di Roma Capitale ha formalizzato le proprie richieste e si sta lavorando alla predisposizione del bando di gara”.
Bando che, ha dichiarato su Leggo l’assessora all’Ambiente Sabrina Alfonsi: “sarà pubblicato a breve. Tutto sta andando avanti. Si tratta di un impianto essenziale, un progetto avanzatissimo sul piano ambientale che andrà oltre i già avanzatissimi standard ambientali vigenti (BAT). Il suo impatto sarà sostanzialmente nullo, assai inferiore a quello del traffico su una delle tante strade che attraversano quel territorio”.
Nel frattempo non si fermano le mobilitazioni contro l’impianto
Rete Tutela Roma Sud ha fatto sapere che “il 20 settembre una delegazione, nell’ambito della serie di appuntamenti che sta avendo con esponenti delle forze politiche e delle istituzioni sia territoriali che nazionali, ha incontrato il senatore Andrea De Priamo che nella sua carriera ha dedicato molto spazio alla chiusura del ciclo dei rifiuti. Durante l’incontro la nostra delegazione ha rappresentato tutte le criticità della vertenza concentrandosi sulla manifesta incapacità della gestione commissariale, portando anche la delibera consiliare del Comune di Albano che chiede la revoca dei poteri commissariali conferiti a Gualtieri dal governo. Ma anche sull’assenza nel piano rifiuti di misure concrete per superare la raccolta stradale e sulla mancata trasparenza che va collegata anche al silenzio sulla richiesta di dibattito pubblico previsto dal codice degli appalti e presentata dai consigli comunali dei Castelli che rappresentano oltre 270.000 abitanti”.