“Puntiamo a realizzare il termovalorizzatore a Roma entro il 2025. Stiamo valutando tre aree all’interno della superficie del Comune di Roma. A luglio il Sindaco presenterà il piano di gestione dei rifiuti che prevede l’impianto. Roma ha 20 anni di ritardo e non si può permettere sperimentazioni, deve affidarsi a tecnologie già collaudate”.
Sono queste le principali dichiarazioni rilasciate dall’Assessora all’agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti della Capitale, Sabrina Alfonsi, nel corso dell’evento “Tutto quello che vorresti sapere sul termovalorizzatore di Roma”, promosso da “Daje” – il Comitato Termovalorizzatore Roma”.
All’evento hanno preso parte, tra gli altri, i fondatori del Comitato, che oggi conta oltre 300 sostenitori, Patrizia Feletig, Rosa Filippini e Chicco Testa. L’iniziativa è stata organizzata con l’obiettivo di fornire, dati alla mano, argomentazioni e risposte sull’opportunità di realizzare un termovalorizzatore nella Capitale.
Alfonsi, rispondendo alle sollecitazioni che sono arrivate dai presenti e dalla rete, ha sottolineato come: “Nella nostra analisi sul tema gestione rifiuti non siamo partiti da un’ipotesi preconcetta. Abbiamo guardato i dati e valutato le soluzioni più efficienti. Oggi su 1 milione e 600mila tonnellate di rifiuti prodotti a Roma, non differenziamo il 54%; portiamo 450mila tonnellate in discarica, quasi il 30% del totale (dato medio nazionale al 20%), quando, sulla base degli obiettivi europei, dovremo tendere a ridurre questo dato sotto il 10%. Anche immaginando oggi un tasso di riciclo al 65% per Roma, con l’attuale assetto impiantistico, il fabbisogno quotidiano di discarica sarebbe di circa 1.000 ton/giorno, equivalente a circa 350.000 ton/anno”.
Inoltre ha aggiunto: “Tra gli obiettivi che ci siamo posti c’è la chiusura del ciclo dei rifiuti sul territorio al 90%, secondo tre principi: prossimità, autosufficienza, forte componente pubblica. I costi che Roma oggi sostiene non hanno pari in altre città italiane, 98 euro tonnellate a fronte dei 61 di Torino e 37 di Milano”.
Ancora: “Ama può avere riscatto solo se da azienda di spazzini diventa a una multiutility che gestisce impianti. Nel 2025 contiamo di mettere in campo il nuovo impianto, a fine luglio il Sindaco presenterà piano progettuale dei rifiuti che sostituisce il piano regionale che prevede il termovalorizzatore. Poi indiremo la gara. L’impianto sarà localizzato nel Comune, stiamo valutando tre aree. Apriremo al dialogo con la cittadinanza sul tema, favorendo il dibattito pubblico. Altri impianti, soprattutto per il trattamento della frazione umida, arriveranno prima. Per il 2026 abbiamo come obiettivo una differenziata al 57%, con 285.000 tonnellate di organico trattato nei due impianti di Ama per cui abbiamo richiesto fondi del PNRR, oltre a un impianto richiesto dal Comune di Fiumicino”.
“L’attuale sistema è ambientalmente, economicamente ed eticamente insostenibile. Con il nuovo assetto dei rifiuti cui stiamo lavorando si produrrà un risparmio in termini di emissioni del 44% rispetto allo scenario attuale. Noi dovremo portare tutto il territorio dell’area metropolitana a non avere discariche. Di fatto con l’attuale gestione dei rifiuti produciamo emissioni aggiuntive a causa del trasporto lungo la penisola, emissioni che si aggiungono a quelle prodotte con la termovalorizzazione all’estero. A chi mi propone soluzioni come la gassificazione, rispondo che Roma ha 20 anni di ritardo e non si può permettere ulteriori sperimentazioni, deve affidarsi a tecnologie già collaudate come la termovalorizzazione. Non esistono altre alternative”.
Clicca qui per rivedere l’evento: https://youtu.be/vgVhz0pzi0E