Dopo l’incendio che per ore è divampato nel deposito rifiuti di Ciampino alle porte di Roma, sono arrivati i risultati delle analisi Arpa a certificare una presenza di diossine 123 volte superiori ai livelli possibili indicati dall’OMS. Secondo i dati pubblicati dell’ultima edizione del Rapporto Ecomafia 2023 di Legambiente, si tratta del 145° episodio simile negli ultimi 10 anni nel Lazio, quarta peggior Regione per numero di roghi in impianti di trattamento dei rifiuti.
“Siamo di fronte all’ennesimo disastro nel ciclo dei rifiuti, con diossine alle stelle e giornate intere di esposizione per la cittadinanza di un intero quadrante – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -, l’allarme adesso rientrerà, la nube si dirada e le diossine torneranno nei valori consentiti ma ormai il danno è fatto: la loro dispersione, la ricaduta e l’impatto sulla salute delle persone lo vedremo in futuro e come al solito sarà pesantissimo; presentiamo denuncia alla procura della Repubblica, per chiedere di indagare le cause e procedere contro eventuali responsabilità”.
Legambiente, grazie all’impegno dell’avv. Diego Aravini presidente del CEAG (Centro di Azione Giuridica) dell’associazione, sta infatti presentando denuncia presso la procura della Repubblica di Velletri. “Quello che è chiaro poi – aggiunge Scacchi – è che il numero di eventi simili in impianti di trattamento è enorme e i motivi sono sempre gli stessi: riempimento ben oltre il consentito, impianti antincendio non funzionanti o non adeguati anche di fronte all’eccessivo quantitativo di rifiuti presenti, negligenze nella cura dei materiali stessi”.
Ancora: “Un gran numero di episodi simili e per buona parte avvenuti intorno al territorio della Capitale, anche perché, qui, la gestione dei rifiuti continua ad essere un totale disastro: di impianti per il trattamento delle frazioni e aumento della raccolta differenziata a Roma non si vede neanche l’ombra, i materiali continuano a saturare i territori circostanti in discariche e capannoni e invece di trasformare i rifiuti in risorsa ambientale ed economica, nella Capitale si continua a pagare una delle tariffe più alte d’Italia mentre le distese dei rifiuti non raccolti invadono le strade, i parchi il territorio circostante e l’immagine stessa della città. E guarda caso dove un ciclo corretto non c’è, le ecomafie trovano praterie dove agire indisturbate con smaltimento illecito, discariche abusive, abbandono e roghi”.
La Città Metropolitana di Roma, sempre secondo il rapporto Ecomafie di Legambiente, è infatti per il secondo anno consecutivo in testa alla classifica per numero di ecoreati nel ciclo illegale dei rifiuti, con 1.315 reati, 1.952 illeciti amministrativi e 4.848 sanzioni amministrative solo nel 2022.