Nel giorno in cui la Città di Torino ritira il premio Vivere a Spreco Zero le commissioni consiliari riunite del comune hanno ascoltato la presentazione del progetto Food Pride che a Torino si occupa di contrastare lo spreco alimentare all’interno dei mercati cittadini e non solo.
Il progetto nato sul finire del 2018 è composto da numerose realtà che grazie al Bando Fatto per Bene di Compagnia di San Paolo sono riuscite a unire le forze per dare un segno tangibile alla lotta contro lo spreco. Punto di forza del progetto è il recupero di frutta, verdura e pane che tutti i giorni si sprecano nella città di Torino.
A spiegare al Presidente della Commissione Ambiente Federico Mensio, e a tutti i consiglieri, cosa è il progetto e come si sta evolvendo su tutto il territorio della Città Metropolitana c’erano Sonia Migliore e Giulia Farfoglia coordinatrici di Food Pride.
“La parola PRIDE – spiega Sonia Migliore – oltre a significare orgoglio è l’acronimo di Partecipare, Recuperare, Integrare, Distribuire ed Educare e racchiude in se tutte la azioni e i valori del progetto. Il progetto è attivo tutti i giorni e copre otto mercati dell’area metropolitana di Torino, spingendosi fino a Grugliasco e Nichelino. Ma non ci fermiamo al solo recupero nei mercati, infatti Food Pride nasce come un progetto inclusivo, dove al centro ci sono quelle che le istituzioni definiscono svantaggiati ma che per noi sono i pilasti e il vero valore aggiunto del nostro progetto. Parliamo di migranti, senza fissa dimora e persone con problemi psichici. Se i migranti ci aiutano tutti i giorni come a Porta Palazzo con RePoPP (ma non solo) a recuperare l’invenduto e redistribuirlo in loco ai bisognosi. assieme ai senza fissa dimora e ai malati psichiatrici, realizziamo laboratori di cucina sempre con il cibo recuperato. Laboratori – continua Migliore – che non solo fini a se stessi ma propedeutici alla realizzazione di una vera e propria linea di cucina per la realizzazione dei pasti che verranno consumati all’interno dei dormitori.
Sollecitati dalle domande del presidente Mensio emerge che il progetto ha organizzato nel 2019 convegni sullo spreco di cibo rivolti anche agli amministratori degli enti locali per la promozione sul territorio della Legge Gadda, uno strumento che se utilizzato bene può trasformarsi in una utile arma per il contrasto allo spreco favorendo la donazione al terzo settore.
Ma le azioni di Food Pride sul territorio si rivolgono anche alle scuole di ogni ordine e grado attraverso lezioni ad hoc sullo spreco, su come si genera e sulle buone pratiche per contrastarlo. Durante la presentazione sono stati elencati alcuni dati sul progetto, alcuni davvero impressionanti come la quantità di cibo. Infatti dal febbraio di quest’anno, quando il progetto si è dotato di uno strumento efficace di monitoraggio, sono state recuperate poco più di 90 tonnellate di cibo (frutta, verdura e pane) per una media di beneficiari settimanali di 400 persone grazie all’aiuto di 28 volontari. Mentre sono state 200 le ore di lezione sullo spreco con 15 corsi di cucina realizzati.
E proprio grazie ai corsi di cucina che il progetto Food Pride nel 2020 proverà a rilanciare la sua azione contro gli spreco, infatti grazie a un bando della Regione Piemonte e il Ministero delle politiche sociali “l’obiettivo sarà quello di creare una vera e propria impresa sociale”. A spiegarlo è stata Giulia Farfoglia: “Con Food Pride Kicthen Lab creeremo dei percorsi di inclusione sociale e lavorativa rivolta a persone svantaggiate. La finalità è quella di creare attraverso dei laboratori e dei corsi di formazione professionalizzante una vera e propria brigata di cucina attivando anche dei tirocini formativi per senza fissa dimora, persone con problemi psichiatrici segnalati dai servizi sociali e migranti richiedenti asilo”. “Abbiamo anche allargato il progetto a nuovi enti come il Comune di Rivoli, Il Politecnico di Torino e i dormitori cittadini. L’obiettivo è quello di allargarsi e affiancare al recupero dei mercati aggredendo lo spreco della grande distribuzione provando, attraverso i laboratori di cucina, a preparare 250 pasti settimanali per i dormitori. Insomma una cucina educativa, solidale, sociale, professionalizzante e attenta alla sostenibilità ambientale”.