Dopo la pausa obbligata dovuta al Covid è tornato ad animare il Parco Dora di Torino il Kappa Futur Festival. C’eravamo già stati nel 2019 per osservare e capire come un grande evento come il Kappa potesse coniugare business e sostenibilità ambientale e in quell’occasione abbiamo titolato: “Una festa pazzesca e ‘moderatamente’ sostenibile”.
Tornare al Kappa significa anche investigare (o cominciare a farlo) su come e se il mondo dei grandi eventi musicali ha messo da parte la spinta ambientalista che lo ha caratterizzato negli anni precedenti la pandemia, per concentrarsi nel recupero delle perdite economiche subite da due anni di stop del settore. Insomma per capire se la ventata di sostenibilità che si respirava qualche hanno fa non fosse figlia solo del marketing.
A leggere i comunicati stampa dell’evento e i molti articoli apparsi sulle testate nazionali e non, gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale e alla riduzione o mitigazione dell’impatto ambientale del festival (che ha fatto ballare più di 80 mila persone provenienti da 105 paesi) sono legati all’efficientamento energetico grazie all’uso di nuovi e moderni gruppi elettrogeni (che rispettano il Regolamento UE 2016/1628 per macchine mobili non stradali e che quindi consumano meno carburanti di origine fossile e di conseguenza immettono nell’atmosfera meno sostanze inquinanti) e all’uso di più moderni impianti luce e video sempre meno energivori.
Altro aspetto è quello legato alla collaborazione con la Global Inheritance, l’organizzazione no-profit statunitense che sta portando avanti il programma TRASHed in Europa.
TRASHed Art of Recycling è un’iniziativa, scrivono gli organizzatori, volta a creare pezzi d’arte fantasiosi e unici dai contenitori per il riciclaggio di tutti i giorni. Dopo il Festival, i bidoni saranno donati alle scuole vicine per promuovere il riciclaggio tra i bambini. Quest’anno sono stati coinvolti: lo street artist italiano Cibo, lo studio creativo Zidalab, l’eclettico DUO WAW, l’artista e tatuatore Marco Scozzi, i giovani Nina Bertoletti, Essemme Studio e MicroKlima Projekt.
Senza dimenticare il TRASHed Recycling Store che incoraggia durante la maratona musicale a riciclare bottiglie e bicchieri in cambio di punti convertibili in oggetti ed esperienze esclusive, grazie a team di volontari che gestisce lo stand e smista il materiale portato loro dai partecipanti.
A questo vanno aggiunti il controllo dell’inquinamento sonoro con la promessa di non superare i 74 dB all’esterno del Parco Dora e il rifacimento del prato.
Tra il dire e il fare…
Non è raro in questo settore leggere di impegni sulla sostenibilità ambientale da parte degli organizzatori e poi nella realtà si fa tutto il contrario (come quando, in un altro importante festival musicale torinese, gli organizzatori si vantavano di fare la raccolta differenziata “spinta” e usare solo bicchieri riutilizzabili per poi constatare che la realtà era totalmente diversa). Ma tra il dire e il fare il Kappa ha scelto il fare e bisogna darne atto.
Dal punto di vista dell’efficientamento energetico possiamo affermare che alcuni gruppi elettrogeni di nuova generazione c’erano e li abbiamo visti e sentiti (con difficoltà, perché sono anche decisamente più silenziosi rispetto alla media).
Altro aspetto che abbiamo potuto verificare è quello relativo all’inquinamento sonoro. Certo non abbiamo i potenti mezzi dell’Arpa Piemonte ma da loro abbiamo scaricato l’app opeNoise (nata da una collaborazione tra la stessa Arpa Piemonte, Politecnico di Torino e Istituto Superiore Mario Boella) e dopo una lunga e attenta calibrazione siamo riusciti a fare alcune rilevazioni che vanno nella direzione fatta dagli organizzatori del festival. Rilevando un “rumore” quasi sempre inferiore agli 80 dB in alcuni punti esterni al Parco Dora durante la prima serata del festival di venerdì 1 luglio. A questa si aggiunge la rilevazione “a orecchio” di domenica 3 luglio delle ore 23 che ha fatto ballare tutte le persone sedute sugli spalti del Ponte Carpanini. Una botta di vita in un angolo abbandonato della e dalla città.
La gestione rifiuti
Un aspetto per noi importante è quello legato alla gestione dei rifiuti. Un aspetto non secondario che ha importanti risvolti sull’impatto ambientale della manifestazione. Solo per fare un esempio, se ogni frequentatore del Kappa (parliamo di 80 mila persone) consuma 5 birre (un bicchiere in media persa 11 g), verranno prodotti nei tre giorni 4,4 tonnellate di rifiuti in plastica derivanti dal solo consumo di bicchieri per la birra!
Partiamo dall’assunto di fondo che rispetto all’edizione 2019 nulla è cambiato: raccolta differenziata assente. Certo qualche torinese rispettoso di regole e regolamenti si potrebbe lamentare del fatto che il cittadino è obbligato a fare la raccolta differenziata (con tanto di sanzioni annesse) mentre quest’obbligo pare non esserci per gli eventi, e più grandi sono gli eventi più quest’obbligo sparisce. Ma questo è un discorso a parte.
Del tutto assente la bioplastica compostabile. Ovviamente non c’è nessun obbligo (o quasi, visto che l’Italia ha recepito a modo suo la direttiva europea sui prodotti monouso in plastica) nel sostituire i bicchieri in plastica con quelli in bioplastica compostabile però va dato atto agli organizzatori che per lo meno si sono preoccupati di utilizzare (solo per la birra) bicchieri prodotti con PET riciclato (l’80% era la cifra dichiarata sui bicchieri marchiati Heineken). Ovviamente va da se che se non c’è un minimo accenno alla differenziazione dei rifiuti non ha senso usare prodotti monouso compostabili. Forse per la prossima edizione si potrebbe pensare all’uso di quelli riutilizzabili, a fronte di una cauzione, per tentare di limitare drasticamente l’abbandono e la formazione di un piano calpestabile a base di bicchieri in plastica su tutta l’area del festival. Ma…
Ovviamente gli organizzatori il problema dell’abbandono dei rifiuti se lo sono posto e lo hanno provato a risolvere con tre mosse. La prima con una presenza sterminata di bidoni marchiati Amiat Gruppo Iren di dimensioni variabili su tutta l’area dell’evento. Oltre ai bidoni per la gestione degli abbandoni sono stati destinati decine di lavoratori che ininterrottamente pulivano tutta l’area del Parco Dora, sia durante le esibizioni e soprattutto a fine serata.
Infine l’azione di sensibilizzazione ed educazione sui dancer per far in modo che fossero loro a recuperare dal suolo i bicchieri e le bottiglie in plastica abbandonate grazie al TRASHed Recycling Store. Per ogni oggetto (bicchiere o bottiglia che sia) consegnato si riceve un punto: con venti punti si vince una bella bottiglietta da 500 ml d’acqua calda (e visto il clima di questi giorni non è proprio un bel regalo incentivante) e con tantissimi punti si vince addirittura un biglietto per il prossimo Kappa.
Insomma gli organizzatori del Kappa Futur Festival non hanno spinto sulla sostenibilità ambientale con quel salto di qualità che speravamo così da essere d’esempio per tutte le altre manifestazioni e costringere, solo per emulazione, tutti gli alti eventi torinesi (e non) a seguire il loro esempio, ma non ha nemmeno ceduto al mero business come hanno fatto e stanno facendo tanti altri grandi eventi sotto la Mole o in giro per lo stivale.
Forse questa è stata l’edizione dell’attesa, del tirare fuori la testa dopo due terribili anni di stop e apprezziamo che sul fronte della sostenibilità ambientale il Kappa non sia tornato indietro rispetto all’edizione del 2019.
L’appello
Però lasciateci fare un appello. Questa e le prossime estati saranno all’insegna del caldo torrido (e della siccità), per questo vi chiediamo di calmierare il prezzo delle bottigliette d’acqua. 3€ (con un rincaro del 16,7% rispetto alla scorsa edizione) è un costo non sostenibile per un ragazzo che balla da 10 ore sotto un sole che picchia forte, semplicemente perché i colpi di calore in questi eventi sono dietro l’angolo. Certo il business è business e non si discute ma sui beni comuni e primari come l’acqua è arrivato il tempo di riaprire i turet del Parco Dora.
Insomma il Kappa Futur Festival è una festa pazzesca e moderatamente sostenibile.