Eco dalle Città ha intervistato Walter Ganapini, ambientalista, docente, scienziato membro Onorario del Comitato Scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente. In passato è stato cofondatore di Legambiente, ex presidente di Greenpeace Italia, Presidente di ANPA, Direttore di Arpa Umbria. Oggi è coordinatore scientifico del progetto di sostenibilità del Complesso monumentale del Sacro Convento di Assisi.
Come nasce il suo incontro con il progetto Fra’ Sole Assisi?
Ho sempre ritenuto l’enciclica “Laudato si’” un dono imprevisto. Ho avuto la fortuna di essere stato nel gruppo di 5-6 persone che vennero convocate a Roma nel 1999 e dal quale uscì il Gruppo di Lavoro per la Salvaguardia del Creato. Allora non avrei immaginato di vedere in un arco temporale ravvicinato,16 anni dopo,un Papa che scrivesse la “Laudato si”. Se un luogo all’attenzione del mondo come il Sacro Convento di Assisi, su intuizione del Padre Custode Frà Mauro Gambetti, punta a diventare un esempio vivente di come si possa attuare quanto indica nell’enciclica Papa Francesco, prende corpo una sfida appassionante.
L’idea che da Assisi si potesse lanciare una riforma degli stili di vita e consumo di una comunità mi è parsa una cosa straordinaria. Arpa Umbria ha colto da subito la opportunità di collaborazione offerta dal Padre Custode ad un Progetto che, se ben realizzato, può fungere da riferimento concreto (“si fa come ad Assisi”). Non che diventi “il modello”, ma esperienza da cui estrapolare un manuale operativo con modelli di progettazione, valutazione e certificazione utili a chiunque volesse mettersi in cammino verso la sostenibilità.
Lei ha da poco lasciato l’incarico ad Arpa Umbria. Come prosegue la sua collaborazione con il progetto Fra’ Sole Assisi?
Quando il Padre Custode seppe del mio pensionamento, mi chiese se potessi dare una mano, naturalmente a titolo gratuito, per supervisionare gli aspetti scientifici del Progetto. Perché gliene sono grato? Bisogna evitare in primis che Fra’ Sole Assisi divenga oggetto di interesse ‘predatorio’ a livello di immagine, di spendibilità, di reputazione e di green-washing. Sarebbe la negazione del cammino prospettato dal Padre Custode. Bisogna sapere che se si vuole concretezza, bisogna avere alcune idee chiare: esperienze di questa natura esigono una progettazione seria. E la progettazione seria si basa su ciò che da anni la cultura tecnico-scientifica internazionale propone. Per affrontare il tema della sostenibilità devi adottare un’analisi attenta dei flussi di materia, energia, informazione ed economia che entrano ed escono dall’ecosistema antropico su cui intendi operare. Questo vuol dire, come nel caso del Sacro Convento, arrivare a scegliere le azioni prioritarie i cui risultati, ben monitorati ed elaborati,possano generare un rigoroso bilancio ambientale che si coniughi con un bilancio economico della politica di sostenibilità.Si deve progettare secondo modelli di analisi sistemica input/output (nel caso dell’energia, anche all’analisi di processo) per quantificare e qualificare consumi ed emissioni.
Fra’ Sole Assisi si caratterizza e dovrà sempre caratterizzarsi per estremo rigore metodologico, per estremo rigore delle modalità di elaborazione e valutazione dei risultati che,ricorrendo a metodi innovativi cui si sta già lavorando, portino a un rigoroso esito di rendicontazione e certificazione. Non si può dire ‘risparmiate 10 tonn di CO2’ o indicare valori di ‘water footprint’ o rendimento energetico senza trasparenza e confronto. Per essere utile, Fra’ Sole Assisi deve fungere da laboratorio di riferimento i cui risultati possano essere assunti progressivamente come approccio metodologico da altri:ognuno l’adatterà poi alla sua realtà. Il modello progettuale, gestionale, di valutazione finale, di certificazione, deve essere standard indiscutibile.
Se dovesse sintetizzare in poche parole il Progetto Fra’ Sole, cosa direbbe?
Applicazione concreta della morale proposta dalla “Laudato si’”: no alla cultura dello scarto, rimettere al centro la persona e le relazioni, combattere le disuguaglianze, sostenibilità abbia una valenza di equità e di giustizia sociale.
Lei è anche tra i firmatari del Manifesto di Assisi;cosa pensa di questa iniziativa?
Riprendo la parola d’ordine che condivido con l’amico sociologo Aldo Bonomi: “Fare in modo che crescano nel deserto globalizzato e finanziarizzato di oggi tant’è oasi di innovazione per la sostenibilità coerente con i valori della ‘Laudato si’”. Queste oasi siano esperienze serie di comunità vere e non generici richiami a ‘buone pratiche’. Per questo le cose da fare devono emergere da un’analisi che deve essere trasparente, dettagliata, indiscutibile e certificabile. Bisogna, infine, che le oasi si mettano in rete e diventino la carovana del cambiamento. Dobbiamo però essere tempestivi sapendo che la variabile tempo incombe, poichè la crisi climatica è irreversibile.