Il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione sulla revisione del sistema di scambio di quote di emissione di gas climalteranti (Ets), votando un regolamento più ambizioso. Tra le novità, la conferma dell’inclusione nello schema Ets dell’incenerimento dei rifiuti.
Mercoledì 22 giugno, con un’ampia maggioranza di 439 voti favorevoli, 157 contrari e 32 astenuti, l’assemblea di Strasburgo ha approvato ciò che nella plenaria dello scorso 7 giugno era inaspettatamente saltato. I deputati hanno ribadito che il sistema Ets debba stare al centro della politica climatica europea, perché “dare un prezzo alle emissioni di gas climalteranti ha dato agli attori economici un incentivo ad investire in tecnologie più sostenibili”. Lo schema rientra nel più ampio pacchetto “fit for 55%”, il piano Ue per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, in linea con la legge europea sul clima.
Come obiettivo generale, il Parlamento Ue vuole aumentare l’ambizione della Commissione di ridurre le emissioni nei settori Ets dal 61% al 63% entro il 2030, rispetto al 2005. Le novità principali riguardano: il trasporto marittimo, con l’inclusione al 100% delle emissioni delle rotte intraeuropee a partire e il 50% delle emissioni delle rotte extraeuropee da e verso l’Ue, l’inclusione delle emissioni di gas climalteranti diversi dalla CO2 tra cui ossidi di azoto di metano, e, come detto, l’inclusione nello schema dell’incenerimento dei rifiuti urbani a partire dal 2026, mentre oggi sono esclusi. Una misura questa che renderebbe i bruciare i rifiuti sempre meno conveniente: all’attuale valore della tonnellata di CO2 il costo aumenterebbe dai 40 ai 60 euro a tonnellata.
Il prossimo passo è la negoziazione con gli Stati, ovvero con il Consiglio Europeo, dove non sarà semplice mantenere la posizione approvata.
Le reazioni degli ambientalisti sull’inclusione dell’incenerimento nello schema
Per Zero Waste Europe l’inclusione proposta è molto positiva. Tuttavia la rete ambientalista ritiene che la data del 2026 sia troppo tardiva, perché gli impianti di incenerimento bruciano grandi quantità di plastica e producono così molta CO2: “Un recente rapporto – dice ZWE – mostra che un terzo delle emissioni di carbonio del sistema della plastica è causato proprio dall’incenerimento di rifiuti plastici“.
Janek Vähk, coordinatore ZWE: “Riteniamo che gli inceneritori debbano sostenere i loro costi climatici e sarebbero già dovuti essere inclusi nel sistema Ets. Il loro ingresso assicurerebbe che i rifiuti riciclabili vengano estromessi dal flusso di quelli destinati all’incenerimento ed effettivamente riciclati, in linea con la gerarchia dei rifiuti comunitaria”.
La rete spiega che secondo una ricerca [1] condotta da Equanimator, lo smistamento dei materiali riciclabili dai rifiuti residui potrebbe portare a un risparmio dell’ordine di 39 milioni di tonnellate di CO2eq [3] e contribuire sensibilmente al raggiungimento degli obiettivi Ue in materia di clima e circolarità. Invita pertanto il Consiglio a sostenere la soppressione dell’esenzione degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani dallo schema di quote di emissione contenuta nell’allegato I della direttiva Ets.
[1] SystemIQ – ReShaping Plastics https://plasticseurope.org/wp-content/uploads/2022/04/SYSTEMIQ-ReShapingPlastics-April2022.pdf
[2] CE Delft study for ZWE https://zerowasteeurope.eu/wp-content/uploads/2021/10/ZWE_Delft_Oct21_Waste_Incineration_EUETS_Study.pdf
[3] Sorting recyclables From Residual Waste https://www.youtube.com/watch?v=5OjzLN2N1hs&t=277s&ab_channel=ZeroWasteEurope (study available upon request).
[4] Eunomia (2021) Waste in the Net-Zero Century: Testing the Holistic Resources System via
Three European Case Studies. https://www.eunomia.co.uk/free-download/?fdpid=11943