“Le norme europee sull’efficienza energetica delle abitazioni potrebbero avere un impatto significativo per il patrimonio immobiliare italiano, caratterizzato da una significativa presenza di abitazioni con caratteristiche di performance energetiche insoddisfacenti”. A sostenerlo è uno studio recentemente pubblicato dalla Banca d’Italia che illustra il quadro normativo attuale sul tema e fornisce dati sulle caratteristiche delle abitazioni italiane e dei loro inquilini.
Il report formula alcune considerazioni per il disegno degli interventi pubblici volti a favorire il miglioramento dell’efficienza energetica.
Tra le questioni più critiche, secondo i ricercatori della Banca d’Italia, c’è sicuramente “la scarsa disponibilità dei dati sull’efficienza energetica delle abitazioni, sui consumi energetici e sulle misure di incentivazione passate”. Secondo lo studio una più ampia disponibilità di informazioni favorirebbe “la trasparenza e gli sviluppi di mercato (come ad esempio l’azione delle banche e del settore privato a favore degli investimenti in EE) alle quali potrebbero contribuire anche forme di consulenza (relative, ad esempio, ai risparmi relativi ai consumi elettrici, alle emissioni, alle modalità di finanziamento degli investimenti)”. Inoltre, sostiene il rapporto, le imprese fornitrici di servizi energetici potrebbero avere un ruolo da protagoniste evidenziando “i risparmi che si otterrebbero dopo gli investimenti in EE”.
“Per quanto riguarda gli interventi a carico del bilancio pubblico, sembrano importanti cinque aspetti di seguito riportati.
1) La selezione dei beneficiari e degli immobili da agevolare dovrebbe essere tale da indirizzare le risorse prevalentemente alle famiglie bisognose (es. individuate in base all’ISEE) e, a parità di condizioni familiari, alle abitazioni meno efficienti in termini energetici, limitatamente a quelle che sono occupate per la maggior parte del tempo. In caso di abitazioni in affitto private, potrebbe essere valutata l’ipotesi di concedere incentivi fiscali rafforzati (ad esempio, forme di tassazione agevolata del canone) al raggiungimento di determinati livelli di EE, oppure di subordinare la locazione al rispetto di standard minimi, come accade in altri paesi, sempre prevedendo agevolazioni fiscali all’efficientamento. Per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP), il costo degli investimenti potrebbe essere integralmente o in larga parte sostenuto direttamente dalla proprietà pubblica mediante un fondo statale che cofinanzi gli interventi di riqualificazione, incluse le spese di progettazione.
2) Per quanto riguarda la modalità dell’intervento, come accade già in altri paesi, esso potrebbe articolarsi in un mix più equilibrato di strumenti che tenga conto delle caratteristiche delle diverse categorie di destinatari: alle detrazioni e ai crediti d’imposta (attualmente prevalenti in Italia) potrebbero essere affiancate forme di sussidio diretto e di sostegno all’accesso al credito.
3) La misura dell’incentivo dovrebbe sempre prevedere una compartecipazione al costo da parte del beneficiario per limitare rischi di azzardo morale ed essere modulata in relazione al risparmio energetico atteso, al costo dell’intervento e alle caratteristiche reddituali e patrimoniali dei destinatari.
4) Per quanto riguarda i profili di finanza pubblica, qualora in futuro si desiderasse aumentare le risorse pubbliche rispetto alla situazione precedente al Superbonus, dovrebbero essere identificate forme di finanziamento degli interventi adeguate e certe, che potrebbero derivare ad esempio, prioritariamente, da selezionati tagli ai sussidi ambientalmente dannosi e dall’introduzione di un sistema di carbon pricing complementare all’EU-ETS.
5) Sarebbe infine necessario assicurare un adeguato livello di stabilità e certezza dell’incentivo”.