Direttiva quadro sui rifiuti, Zero Waste Europe: “Riduzione di quelli alimentari è messa in secondo piano”

L’approvazione della posizione del Consiglio Ue sulla direttiva quadro era un evento molto atteso. Nonostante ciò, secondo la rete ambientalista europea, l'attuale testo è carente di elementi cruciali, tra cui obiettivi tangibili per la prevenzione e la gestione dei rifiuti. Inoltre, dice ZWE, "la clausola che permette la fissazione di obiettivi di riduzione solo dopo il 2028 è insufficiente, data l’enorme quantità di rifiuti tessili generati"

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Il Consiglio dell’Unione Europea ha avanzato il trattamento dei rifiuti tessili nella sua posizione sulla direttiva quadro sui rifiuti, pur rompendo la promessa di ridurre lo spreco alimentare, secondo la rete ambientalista Zero Waste Europe. Questo rappresenta un altro passo significativo nel processo legislativo volto a responsabilizzare i produttori tessili secondo il principio “chi inquina paga”.

L’introduzione della responsabilità estesa del produttore (EPR) per i tessili in tutta l’Ue, approvata dal Consiglio, era attesa da tempo. Tuttavia, secondo la rete ambientalista, il testo manca di disposizioni fondamentali, inclusi obiettivi concreti di prevenzione e gestione dei rifiuti. “La clausola che permette la fissazione di obiettivi di riduzione solo dopo il 2028 è insufficiente, data l’enorme quantità di rifiuti tessili generati”.

“Durante le negoziazioni, alcuni Stati Membri hanno avuto il buon senso di esprimere apertamente la loro intenzione di porre fine al fast fashion”, ha commentato Theresa Mörsen, Responsabile delle Politiche sui Rifiuti e le Risorse presso Zero Waste Europe. “Rispettare il principio consolidato del ‘chi inquina paga’ – ha proseguito la Mörsen – significa affrontare la causa principale della crisi dei rifiuti in cui ci troviamo. Siamo lieti di vedere che il Consiglio riconosce la strategia aziendale di un marchio come un fattore nelle contribuzioni tariffarie e considera le quantità e la durabilità estrinseca dei prodotti. Questo faciliterà il compito di rendere i giganti dell’abbigliamento responsabili e di promuovere modelli di business più sostenibili. Tuttavia, è inaccettabile che la Presidenza abbia proposto di estendere il periodo di recepimento da 18 a 24 mesi. Questa estensione significa perdere tempo prezioso, concedendo di fatto ai responsabili dell’inquinamento un periodo di impunità”.

Allo stesso tempo, scrive Zero Waste Europe, gli Stati Membri hanno concordato di mantenere gli obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari per il 2030, come proposto dalla Commissione. Il testo include una clausola di revisione degli obiettivi fissata per il 2027 ma, secondo la rete ambientalista, a quel punto sarebbe troppo tardi per cambiare rotta. L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 12.3, che richiede una riduzione del 50%, sarà probabilmente mancato a meno che gli Stati Membri non mettano in atto sforzi sostanziali a livello nazionale. Allo stesso modo, la potenziale proposta legislativa per un obiettivo di riduzione degli sprechi e delle perdite alimentari nella produzione primaria, prevista per la fine del 2027, è notevolmente ritardata. Questo è significativo perché Eurostat misura già tali perdite.

“Purtroppo, devo mettere seriamente in dubbio l’impegno di molti Stati membri nell’agire in modo deciso contro i cambiamenti climatici – ha commentato la Mörsen – Non intervenire sulla riduzione dello spreco alimentare contraddice gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. Proprio di recente, il gruppo scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici ha lanciato l’allarme sull’enorme impatto dello spreco alimentare sul clima”.

Infine, il testo consente agli Stati Membri di richiedere ai produttori tessili di coprire i costi dei rifiuti tessili che finiscono nei rifiuti municipali misti.

Janek Vähk, responsabile delle politiche per l’inquinamento zero di Zero Waste Europe, critica aspramente il testo adottato: “Il testo è confuso e pieno di contraddizioni. È fondamentale che i costi di estrazione e riciclo dei tessuti dai rifiuti misti siano coperti dai sistemi EPR in tutti gli Stati membri. Questo perché, come evidenziato da uno studio del Centro Comune di Ricerca, ben il 78% dei rifiuti tessili post-consumo non viene raccolto separatamente e finisce incenerito o in discarica. Questa cattiva gestione danneggia l’ambiente, causando emissioni eccessive di gas serra, consumo d’acqua, inquinamento e uso improprio del suolo. Purtroppo, il Consiglio non ha affrontato adeguatamente questo problema. La posizione del Parlamento, al contrario, è molto più forte: chiede agli Stati membri di attuare sistemi di raccolta differenziata per tutti i rifiuti urbani misti”.

Per le prossime negoziazioni, Zero Waste Europe esorta gli Stati Membri dell’Ue ad allinearsi con la posizione del Parlamento europeo. Inoltre, la rete ambientalista chiede che una revisione più incisiva diventi una priorità durante il nuovo mandato europeo.