Mercoledì 24 ottobre ci ha lasciato Gaetano Capizzi, fondatore e direttore del festival CinemAmbiente di Torino, diventato nel corso degli anni uno dei maggiori festival europei di cinema ambientale. Gaetano lo aveva ideato nel 1998, partendo da produzioni indipendenti e militanti in cui spesso “produttore e regista erano la stessa persona”, come ci raccontava in un’intervista del 2004. Poi via via la manifestazione è cresciuta, con produzioni più grandi e lavori sempre di maggior qualità, fino a diventare il più importante festival italiano di cinema a tematica ambientale e uno dei più prestigiosi d’Europa. Ad oggi sono più di 2mila i titoli presenti in archivio, un patrimonio unico, frutto di un lavoro di grande passione, competenza e impegno civile di Gaetano e di tutto il suo staff.
Abbiamo raggiunto Lia Furxhi, responsabile della programmazione di Cinemambiente e direttrice del Centro Nazionale del Cortometraggio, che ha lavorato con Gaetano per tanti anni.
Quali sono stati negli ultimi anni di lavoro i suoi maggiori interessi?
Il tema dei cambiamenti climatici era il tema dei temi e di conseguenza la giustizia climatica e la giustizia sociale erano gli argomenti che cercavamo nei film da proporre. Ma oltre a questo, data ormai l’alta qualità dei lavori, cercavamo dei film che fossero sempre dal punto di vista cinematografico i più belli possibili. Quindi l’attenzione di Gaetano negli ultimi anni non era rivolta solo alle tematiche affrontate, ovviamente importantissime e fondamentali, ma anche alla qualità delle pellicole.
Cosa lo animava più di ogni altra cosa?
Indubbiamente uno dei suoi maggiori desideri era quello di diffondere veramente quanto più possibile la consapevolezza ambientale. Ed è da lì che deriva il grande lavoro attraverso Cinemambiente Junior per le scuole, perché lui, essendo anche professore, capiva benissimo che un cambiamento necessario nella nostra società deve partire inevitabilmente dai giovani.
Aveva delle buone risposte dai ragazzi?
Si assolutamente! Nella sua scuola che era l’Avogadro avevano creato il gruppo Avogreen, con cui avevano realizzato molte iniziative, a partire da quelle più semplici sulla raccolta differenziata ma tantissime altre ancora.
Tante pellicole di Cinemambiente ci hanno portato negli anni in tutto il mondo, spesso in ambienti naturali bellissimi. Però lui aveva un rapporto con la città molto stretto.
Era uno dei grandi rapporti che ha sempre avuto. Le relazioni con le associazioni torinesi, come Legambiente o Bike Pride, ma anche con le università, col Politecnico, con cui abbiamo organizzato molte proiezioni, mostre di fotografia, così come con il Comune, con la Regione, erano tutte relazioni molto strette e assidue. Spesso anche i convegni, le presentazioni, i dibattiti, le tavole rotonde organizzati durante il festival erano in collaborazione con altre realtà cittadine, perché Cinemambiente era sì un festival cinematografico ambientalista, ma con un impegno e delle relazioni molto vive con tutto il mondo dell’attivismo e degli addetti ai lavori.
Cosa ci lascia?
L’importanza di diffondere consapevolezza e quindi la necessità di continuare a promuovere il cinema ambientale per una maggiore consapevolezza ecologica fra quante più persone possibili.