Domenica 31 marzo è scaduta la consultazione pubblica sul Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) dell’Italia, presentato a giugno 2023 alla Commissione Europea. La onlus ambientalista Italian Climate Network, partner di 350.org e observer presso l’UNFCCC, ha contribuito alle consultazioni con il proprio Direttivo e il Consiglio Scientifico analizzando l’ambizione degli obiettivi del piano, le misure proposte, le tecnologie e le soluzioni previste. ICN ha riassunto le sue principali considerazioni in una nota, che riportiamo integralmente:
“Nel suo complesso il PNIEC, per come formulato, sembra inseguire, pur in presenza di numerosi caveat, obiettivi e traiettorie stabilite a livello europeo, piuttosto che basarsi su di una visione nazionale propria – su misura per l’Italia – da implementare mantenendo come target gli obiettivi comunitari. Si nota, infatti, come l’Italia – in assenza di una legge-clima rispondente al regolamento (UE) 2021/1119 e dedicata a fare da propulsore verso specifici obiettivi nazionali (“traguardi”) – sembri pianificare la transizione ecologica esclusivamente in risposta e in rincorsa rispetto a obiettivi stabiliti altrove. Questo lo si nota, in particolare, con riferimento alle misure e traiettorie emissive relative ai settori coperti da Effort Sharing Regulation (ESR), per le quali il piano semplicemente sottolinea che con le politiche vigenti (quelle contenute nel piano stesso) non sia possibile rispettare l’obiettivo comunitario.
Il PNIEC, invece, dovrebbe rappresentare per il sistema Paese un piano d’azione minimo di aderenza agli obiettivi comunitari, possibilmente rilanciando l’ambizione in alcuni settori storicamente e industrialmente peculiari al sistema produttivo ed energetico nazionale; viceversa, il PNIEC insegue tali obiettivi, apparentemente sentendoli estranei, addirittura evidenziando l’inadeguatezza del piano su alcuni filoni di lavoro.
EMISSIONI, EFFICIENZA, EDIFICI
In linea con la nuova EPBD (Direttiva sulla performance energetica degli edifici) sarebbe opportuno valutare gli edifici in ottica di “performance”, sempre con lo sguardo verso l’obiettivo della neutralità carbonica, collegando in maniera solida l’efficientamento del parco edilizio nazionale con la capacità di intercettare fondi comunitari a tutti i livelli. Risulta, inoltre, necessaria una pianificazione predittiva basata sull’analisi del rischio.
Il soggetto attuatore degli investimenti dovrebbe essere il singolo Ente Locale (in forma singola o, preferibilmente, associata) che, supportato da uno staff tecnico formato e aggiornato, pianifichi le potenzialità di efficientamento energetico del territorio e le condivida con gli attori privati.
In generale, infatti, tutte le misure sono efficaci solo se pianificate da un soggetto dotato di una governance forte e lungimirante.
Sottolineiamo a questo proposito l’importanza della formazione professionale e rivolta agli Enti Locali sul tema, che vede ancora oggi studi e Uffici tecnici sguarniti di personale sufficientemente aggiornato e formato per favorire delle più innovative possibilità di sviluppo.
EMISSIONI, EFFICIENZA, TRASPORTI
La mobilità privata deve essere disincentivata e non promossa: non possiamo infatti prevedere una sostituzione 1 a 1 tra auto a combustione e auto elettriche.
Il tema del costo delle auto elettriche, ancora troppo elevato per la maggior parte delle famiglie italiane, rimane infatti centrale in questo momento storico di accelerazione e necessita di necessari e ulteriori incentivi e contributi a livello statale, contestualmente a investimenti, anche ulteriori rispetto a quelli previsti nel PNRR, nell’installazione di una capillare rete di colonnine di ricarica in partenariato con i principali operatori del settore.
Obblighi e incentivi devono convivere, pur preferendo in questa fase misure incentivanti riguardo le opzioni di acquisto, per non sfavorire individui, professionisti e famiglie con minori possibilità economiche.
EMISSIONI, AGRICOLTURA
Il settore agricolo è l’unico nel quale le emissioni non sono diminuite come negli altri e dove il progresso tecnologico è, per vari motivi, più lento. Servono misure strutturali per portare verso minori emissioni il parco mezzi del settore e cambiare pratiche operative in numerosi ambiti. In questo senso riteniamo importante la promozione di un divieto di spandimenti non solo in zone sensibili ai nitrati e un maggiore sostegno agli agricoltori nell’installazione di impianti di abbattimento delle emissioni da stalla, a titolo esemplificativo tra le numerose misure oggi necessarie.
RINNOVABILI
Riteniamo necessario individuare a livello nazionale delle aree strategiche per impianti eolici offshore e definire procedure speciali in deroga alla vigente normativa VIA-VAS per snellire gli attuali iter autorizzativi. Avanziamo in questo senso anche una proposta di governance: solo in queste aree strategiche e di interesse nazionale, infatti, la competenza potrebbe passare dalle Regioni al Ministero, per un più celere procedimento e un miglior coordinamento a livello nazionale degli investimenti e della gestione degli impianti secondo una logica di sistema-paese.
Nella transizione ecologica ed energetica italiana, sarà necessario porre attenzione alle filiere produttive e commerciali legate principalmente alla piccola e media impresa, cuore dell’economia reale del sistema-paese e diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale.
Complessivamente, si auspicano politiche di accompagnamento integrato (finanziato) alle PMI e ai piccoli Comuni, per far avvenire la transizione energetica anche nei tessuti già oggi più fragili, spesso caratterizzati dalla permanenza di sussistenze legate al fossile in alcuni territori.
SUSSIDI AMBIENTALI DANNOSI (SAD)
Apprezzando la volontà del Governo di procedere nella direzione della riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, pur tardiva e troppo limitata rispetto a quanto auspicabile, riteniamo che la rimozione di un sussidio valutato come ambientalmente dannoso debba essere correlata a un conseguente incentivo/sussidio volto a creare un beneficio al consumatore che compensi gli incrementi di prezzo.
Sarebbe interessante considerare, anche a livello normativo, la creazione di sussidi ambientalmente favorevoli nella forma di supporto diretto alle politiche locali di transizione, secondo l’esistente governance ripartitiva del Fondo di Solidarietà per i Comuni, da applicare però a sole misure riguardanti la promozione della transizione ecologica a livello locale, con scenari di ripartizione (e quindi di prevedibilità) almeno triennali”.