L’obiettivo climatico 2040 sul taglio delle emissioni, proposto dalla Commissione Europea il 6 febbraio, non include le date per l’eliminazione graduale di carbone, petrolio e gas. Lo fa notare Greenpeace Europe Unit che parla di “un’omissione enorme”, perchè “la combustione di combustibili fossili per produrre energia rappresenta circa il 75% di tutte le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo nell’Ue”.
Silvia Pastorelli, attivista per il clima di Greenpeace Ue, dice: “E’ come voler prevenire il cancro ai polmoni senza alcun piano per smettere di fumare. È palesemente chiaro che i combustibili fossili devono essere eliminati rapidamente se vogliamo evitare gli effetti peggiori del collasso climatico. L’assenza di un piano di eliminazione, e di eliminazione dei relativi sussidi, non solo ritarda l’azione climatica di cui abbiamo urgentemente bisogno, ma finirà per danneggiare maggiormente le persone”.
Greenpeace avverte che “i piani della Commissione europea prevedono ancora petrolio e gas nei prossimi decenni, quando l’Ue dovrebbe raggiungere la neutralità climatica entro per essere in linea con l’accordo di Parigi. La Commissione incoraggia inoltre un ruolo significativo per l’energia nucleare, che rischia di distogliere fondi da progetti che potrebbero mettere in rete energia rinnovabile o ridurre gli sprechi energetici in modo rapido ed economico, mentre gli impianti nucleari superano il budget di miliardi e con molti anni di ritardi”.
La Commissione ha anche fatto marcia indietro sui piani per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura, sottolinea l’associazione. Le recenti raccomandazioni del Comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici includevano la necessità di ridurre le emissioni del settore agricolo.
Marco Contiero, direttore delle politiche agricole dell’Ue di Greenpeace, spiega: “Gli agricoltori sono in prima linea nella crisi climatica in Europa, affrontando siccità, incendi, inondazioni e smottamenti. Ma i politici che ignorano i consigli scientifici su come aiutarli ad abbandonare la sovrapproduzione di carne e latticini peggiorano il cambiamento climatico e lasciano l’agricoltura europea più esposta a condizioni meteorologiche estreme. Gli agricoltori sono i migliori alleati della natura, quando le regole, i mercati e i sussidi non li costringono a una scelta disperata tra la produzione industriale o il fallimento”.