Dopo il comunicato uscito sui principali quotidiani nazionali con cui Biorepack e Assobioplastiche hanno risposto alla pubblicazione di Greenpeace Italia, l’associazione ambientalista controrisponde a sua volta e precisa: “È doveroso ricordare come la nostra inchiesta si basi sulle testimonianze di personalità accademiche che collaborano con prestigiose università italiane, di professionalità tecniche del settore e dei laboratori coinvolti nel rilascio delle certificazioni sulla compostabilità”.
Inoltre, Assobioplastiche e Biorepack contestano a Greenpeace Italia di non menzionare la questione sacchetti. Ebbene, dice Greenpeace, secondo quanto emerge dall’inchiesta gli shopper non rientrano tra i manufatti con problemi di degradazione negli impianti; problematica che, in base alle testimonianze raccolte, interessa i manufatti e imballaggi rigidi. L’organizzazione ambientalista riconosce la bontà della legge sugli shoppers, proprio perché non prevede la sostituzione uno a uno. Al contrario, con le deroghe ed esenzioni inserite nel recepimento della direttiva europea sulle plastiche monouso (SUP) per i prodotti messi al bando (stovigliame), Greenpeace ravvisa un concreto rischio derivante dalla semplice e massiva sostituzione dei materiali.