La Commissione Europea ha avviato una consultazione con gli esperti su una bozza di tassonomia (una sorta di elenco degli investimenti considerati green) che include anche specifici progetti sul gas e sul nucleare. Secondo il documento della Commissione, i progetti nucleari con un permesso di costruzione rilasciato entro il 2045 potrebbero contemplare investimenti privati purché in grado di prevedere piani per la gestione delle scorie radioattive e per il decommissioning, cioè per lo smantellamento delle centrali. Saranno ammissibili anche i progetti di impianti a gas con autorizzazioni rilasciate fino al 2030, a condizione che soddisfino una serie di condizioni, tra cui emissioni inferiori a 270 grammi di CO₂ equivalente per kWh.
Sarebbe un duro colpo all’impegno europeo per il clima e per l’ambiente. L’energia nucleare genera infatti scorie radioattive ad alta attività molto pericolose e non è ancora stata trovata alcuna soluzione a lungo termine per il loro smaltimento. Il gas fossile è invece già oggi la principale fonte di emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di energia in Europa. Incoraggiare gli investimenti nel gas fossile assegnandogli un’etichetta verde non farà altro che aumentare il suo devastante impatto climatico. Le fonti rinnovabili sono più economiche e veloci da implementare: inviare un segnale contrario agli investitori privati potrebbe interrompere la transizione energetica verso il 100% di energie rinnovabili e ritardare i progressi dell’UE sui suoi impegni climatici.
«Promuovere queste forme di energia dannose e costose per i decenni a venire rappresenta una vera minaccia per la transizione energetica. Va ricordato che il referendum del 2011 che bloccò il ritorno del nucleare in Italia ha evitato una catastrofe economica. I quattro reattori francesi EPR che avremmo dovuto costruire in base al memorandum tra Berlusconi e Sarkozy avrebbero creato quattro “buchi neri” finanziari: secondo la Corte dei Conti francese, l’unico EPR tuttora in costruzione in Francia avrà un costo totale di oltre 19 miliardi di euro contro i 3,3 previsti, e nel frattempo Areva, l’azienda francese proprietaria della tecnologia, è fallita. Includere il nucleare nella tassonomia è greenwashing e una potenziale truffa per gli investitori di “bond verdi” con il nucleare incorporato», dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.