Il nuovo Decreto Covid approvato dal governo ha introdotto, tra le altre cose, l’obbligo del green pass dal 6 dicembre anche per usufruire dei servizi di trasporto ferroviario regionale, interregionale e per i servizi di trasporto pubblico locale. Una misura cha ha suscitato subito lamentele e proteste, sia per quanto concerne la “libertà di spostamento” che per il tema dei controlli necessari al rispetto della misura, tra addetti ai lavori, sindacati, ma anche amministratori pubblici.
Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, in un’intervista a La Repubblica ha detto: “Il tema dei controlli è molto rilevante e non può essere demandato completamente ai sindaci, o alle aziende di trasporto. Servono risorse economiche, normative e dotazioni tecnologiche. In questo è fondamentale un aiuto da parte del governo. Alcune realtà come ad esempio il Politecnico di Torino hanno chiesto ai dipendenti di caricare il proprio green pass sul portale e all’ingresso il sistema collega il badge al certificato concedendo una sorta di semaforo verde a chi è in regola. Molto utile, ma è un procedimento pensato per un numero comunque limitato e pre determinato di persone, immaginare di trasferirlo sui tornelli della metropolitana nell’immediato temo sia impraticabile”.
Lo Russo ha poi aggiunto: “Non è pensabile chiedere da un giorno all’altro ai controllori del trasporto pubblico di verificare sistematicamente, oltre ai titoli di viaggio, anche il passaporto vaccinale. Quindi credo si dovranno studiare verifiche diverse, a campione. Tuttavia, ritengo che la chiave sia puntare sul senso civico delle persone. Si possono predisporre controlli a tappeto, ma toccherà molto al senso di comunità delle persone fare la propria parte per la salute pubblica”.
Quello dei controlli è un tema centrale anche per i sindacati dei lavoratori del trasporto pubblico. Il governo ha annunciato un piano senza precedenti, messo a punto da Prefetti e Comitati provinciali per l’ordine pubblico, con il coinvolgimento delle forze dell’ordine, per “ispezioni a campione”, ma le organizzazioni di categoria temono l’assenza di una pianificazione adeguata evidenziando anche il rischio aggressione ai controllori. Senza contare che il numero di questi ultimi nelle aziende del tpl è ovunque bassissimo rispetto al numero dei passeggeri e delle corse.
Ci sono poi differenze tra un mezzo di trasporto e un altro. “Il tema è la modalità dei controlli. Se sulle metro è fattibile perché ci sono tornelli – dice al Fatto Quotidiano il segretario della Fit Cgil di Roma e Lazio Eugenio Stanziale, sui bus è ancora un’incognita. Serve pianificare bene per non penalizzare i tempi del servizio. Se i controlli saranno ad appannaggio delle forze dell’ordine, ci sarà tutta la nostra collaborazione, l’importante è condividere le modalità”.