Gli allevamenti intensivi contribuiscono a causare 50mila morti premature all’anno in Italia

In occasione della Giornata Mondiale per gli Animali negli Allevamenti, le Associazioni Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Lipu, Terra! e WWF evidenziano numeri e impatti degli allevamenti intensivi e danno appuntamento il prossimo 24 ottobre a Roma al convegno “Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia”. Occasione per continuare il dibattito sulla proposta di legge da calendarizzare al più presto

In occasione della Giornata Mondiale per gli Animali negli Allevamenti del 2 ottobre, la coalizione“Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia” pone i riflettori sul sistema intensivo di produzione di carne e denuncia: l’entità degli impatti sull’ambiente e sulla salute delle persone è proporzionale al numero degli animali allevati.

Dati ISPRA rivelano che gli allevamenti intensivi sono causa del 75% di tutte le emissioni di ammoniaca in Italia, spiegano Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Lipu, Terra! e WWF, che rappresenta la seconda fonte di formazione di polveri sottili nel nostro Paese, responsabili ogni anno in Italia causano circa 50.000 morti premature. Il territorio maggiormente colpito è quello della Pianura Padana, che non a caso vede una massiccia presenza di allevamenti intensivi.

Nell’intero comparto dell’agricoltura, il 79% delle emissioni di gas serra si deve agli allevamenti di animali destinati al consumo umano, che generano circa il 40% delle emissioni globali di metano

Gli impatti ambientali, economici, sociali e sanitari degli allevamenti intensivi sono enormi e non più sostenibili, dicono le associazioni: dall’utilizzo delle superfici agricole per la produzione di mangimi (circa due terzi dei cereali commercializzati in Europa si trasformano in mangime e circa il 70% dei terreni agricoli europei è destinato all’alimentazione animale), all’enorme quantità di inquinanti come l’emissione di ammoniaca e metano nell’aria e nitrati nel suolo e nelle acque. La zootecnia industriale comporta la presenza di un elevato numero di animali in uno spazio ristretto, creando inoltre un ambiente favorevole al proliferare di virus e zoonosi. Senza dimenticare il consumo considerevole di acqua e la produzione di enormi quantità di escrementi animali da smaltire.  

“Tutti questi numeri resi disponibili dalla ricerca scientifica e ambientale – fanno notare le Associazioni – rendono evidente l’urgenza di avviare a livello globale, nell’Unione Europea e nel nostro Paese una transizione della zootecnia intensiva verso modelli di allevamento agroecologici, anche a difesa delle piccole aziende, travolte anch’esse dal modello attuale: in poco più di 10 anni l’Italia ha infatti perso quasi il 40 per cento delle sue ‘piccole aziende’ mentre sono cresciute quelle più grandi che spesso adottano metodi più intensivi”. 

Le associazioni concludono che “anche per questo il cambiamento deve partire da un freno all’ulteriore espansione degli allevamenti intensivi e passare per una progressiva riduzione del numero di animali allevati. Serve una moratoria sull’apertura di nuovi allevamenti intensivi e sull’aumento del numero di animali allevati in quelli già esistenti, in particolare nelle zone più inquinate dagli allevamenti intensivi, come molte aree della Pianura Padana”.  

Per questo lo scorso febbraio è stata presentata una proposta di legge, accompagnata da un manifesto, per cambiare il sistema degli allevamenti intensivi. Dopo essere passata al vaglio degli uffici legislativi, la proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia” è stata pubblicata sul sito della Camera dei deputati il 23 luglio scorso, con le firme di 21 parlamentari di cinque diversi gruppi politici. Per incoraggiare la transizione ecologica delle grandi e medie aziende e rendere protagoniste le piccole aziende agricole, riconoscendo il giusto prezzo ai piccoli produttori e garantendo ai consumatori l’accesso a cibi sani e di qualità, la proposta di legge prevede un piano di riconversione del comparto, finanziato con un fondo dedicato.  

Le cinque Associazioni attendono ora che il testo venga calendarizzato per essere discusso alla Camera e per stimolare il dibattito su questo importante tema organizzano un incontro il prossimo 24 ottobre a Roma, presso il Centro Congressi Cavour, dalle ore 14.30 alle 18.00, al quale sono invitati il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il Presidente della Commissione Agricoltura alla Camera On. Mirco Carloni.  

La transizione agro-ecologica degli allevamenti intensivi rappresenta una priorità anche alla luce dei contenuti del documento del “Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE”, presentato dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen il 4 settembre scorso. Si tratta di idee che guideranno il lavoro della Commissione europea nella definizione di una nuova visione per l’agricoltura e l’alimentazione nei 27 Paesi membri. L’Italia, con l’approvazione della proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia”, ha l’opportunità di essere l’avanguardia del cambiamento dei modelli di gestione degli animali negli allevamenti, per garantire la salute delle persone e dell’ambiente insieme al benessere degli animali allevati.