L’ortomercato di Milano è davvero un gran via vai di merci e persone. È qui che dal 2020 è attiva una rete di associazioni che si occupa di redistribuire frutta e verdura avanzata, e quindi destinata al macero. Un enorme spazio che comprende quattro corridoi con tanti fornitori che riforniscono la grande distribuzione. Tra le realtà attive nell’ortomercato, c’è anche la Carovana Salvacibo, un progetto di cittadinanza attiva contro lo spreco alimentare partito su iniziativa di Eco dalle città. A raccontare l’evoluzione del progetto è la sua presidente Ilaria Caelli referente della Carovana Salvacibo di Milano per Eco dalle Città, in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio.
Il progetto nasce in piena pandemia, poi è arrivata la guerra e la crisi economica. Dal vostro osservatorio, come è cambiato il contesto in cui voi operate?
Io credo che più che altro abbiamo messo a fuoco su un tema che c’è sempre stato. Il punto non è solo aiutare famiglie in eventuale difficoltà, ma contrastare lo spreco alimentare. Inizialmente è nato con uno scopo di inclusione sociale, ma il tema delle eccedenze va oltre. È impressionante vedere quanto materiale viene buttato nella discarica lì vicino e ci rendiamo conto che il nostro lavoro è davvero una goccia nell’oceano ma molti fornitori ci hanno detto che in questo momento il volume della discarica si è visibilmente ridotto, e questo è rassicurante. Durante il covid paradossalmente la partecipazione era più ampia, c’erano molti più giovani perché non stavano lavorando e riuscivano a ritagliarsi più tempo.
Il sistema guerra e pandemia ha cambiato anche quello che riusciamo a ricevere. In alcune fasi le eccedenze sono poche perché c’è meno approvvigionamento e i costi sono saliti. Ha influito anche il cambiamento climatico, perché molte piantagioni sono andate male. Non è lo spreco alla base ad essere diminuito, ma solo l’approvvigionamento finale.
Come funziona il vostro lavoro?
All’ortomercato di Milano lavorano al contrasto allo spreco alimentare 4 realtà diverse: Caritas, Banco alimentare, Cup e noi. Fortunatamente collaboriamo molto e condividiamo una cella frigorifera che è stata messa a disposizione tramite il Comune per facilitare il recupero. Noi di Carovana Salvacibo recuperiamo gli alimenti in un parcheggio all’aperto, dove arrivano i bancali e tutto avviene in diretta insieme ai volontari e a volte anche i beneficiari stessi. Le altre associazioni, invece, non investono in queste modalità che per noi sono inclusive ma smistano direttamente. In questo modo si crea davvero il clima del mercato, anche se non è sempre facile coinvolgere i volontari perché noi operiamo la mattina, ogni mercoledì e venerdì dalle 9 alle 11.
Quanti volontari siete e che numeri riuscite a fare?
Siamo 10 associazioni e 10 volontari, che ruotano e arriviamo a recuperare circa 100 tonnellate l’anno.
In questi anni l’utenza è rimasta la stessa?
Io credo che si sia allargata: non si tratta di una tendenza legata solo al covid ma a tutto il tema delle nuove povertà.
Quanto è attento il contesto milanese al tema dello spreco alimentare dal tuo punto di vista?
Mi rendo conto che col tempo la sensibilità è aumentata e iniziano ad essere attenti al tema anche tanti esercenti, dai supermercati ai panettieri. Basti pensare che ha incominciato a collaborare con noi l’associazione “Terza settimana onlus” che si occupa di recuperare a basso costo detersivi e altri materiali, e hanno allestito un mini-supermercato. Li rivendono a prezzi molto popolari e regalano la frutta e la verdura che recuperiamo noi.