L’acqua come ponte verso la pace piuttosto che fonte di conflitto. È l’appello che lanciano Legambiente e UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) con il focus “Acqua, conflitti e migrazioni forzate: la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace” (tratto dal report “Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate”) presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2024 (World Water Day),quest’anno dedicata proprio al tema della risorsa idrica come strumento di pace.
“La crisi idrica globale, diretta conseguenza della crisi climatica (che si manifesta con l’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, come siccità, alluvioni e tempeste) e della gestione insostenibile delle risorse idriche, rappresenta una minaccia per il Pianeta ma anche per la pace – sottolineano Legambiente e UNHCR. – Infatti, la gestione e il controllo delle risorse idriche porta sempre di più all’aggravarsi di tensioni e conflitti nelle aree più vulnerabili del mondo con impatti violenti sul futuro delle popolazioni, costrette a fuggire, talvolta verso insediamenti o campi esposti a gravi rischi climatici e dove è sempre più difficile fornire servizi idrici e igienico-sanitari”.
Secondo il secondo rapporto Groundswell della Banca Mondiale, si prevede che entro il 2050 circa 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa degli impatti climatici, tra cui lo stress idrico. Tra le parti del mondo più colpite il Corno d’Africa: solo in Somalia nel 2023, secondo le stime dell’UNHCR, la più grande siccità degli ultimi 40 anni e le inondazioni, combinandosi con situazioni di conflitto e insicurezza, hanno causato quasi 3 milioni di nuovi spostamenti forzati all’interno del Paese.
Tornando ai conflitti, spiegano Legambiente e UNHCR, tra il 2000 e il 2023 sono stati ben 1.385 quelli legati alla gestione della risorsa idrica (fonte Pacific Institute). Tra questi la guerra civile siriana scaturita, oltre che da tensioni religiose, sociali e politiche, dalla scarsa disponibilità idrica esasperata da un lungo periodo siccitoso (dal 2007 al 2010) e i conflitti nella regione africana del Sahel tra agricoltori e pastori per questioni di uso del suolo e di accesso alle risorse idriche, esacerbati dai lunghi periodi siccitosi, violente piogge e inondazioni.
“Alla luce di questo è urgente una cooperazione internazionale nella gestione sostenibile delle risorse idriche. Infatti, secondo l’ONU, seppure 3 miliardi di persone nel mondo dipendano dall’acqua che attraversa i confini nazionali, appena 24 Paesi su 153 dichiarano di avere accordi di cooperazione per l’acqua condivisa. Anche l’Italia deve fare la sua parte. La sfida di una corretta gestione dell’acqua non riguarda solo i paesi con economie in via di sviluppo ma anche quelli con economie sviluppate, dove si aggravano gli effetti della crisi climatica. Anche l’Italia, che nel corso del 2023 ha registrato un incremento del 22% degli eventi meteorologici estremi rispetto all’anno precedente e che dal 2010 al 31 dicembre 2023 ha contato su 1.947 eventi meteorologici estremi ben 1.168 con protagonista la risorsa idrica (dati aggiornati Città Clima Legambiente), è chiamata a fare la sua parte”.
Per questo Legambiente torna a ribadire l’appello al Governo di accelerare sull’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e delle relative risorse economiche necessarie, partendo da: 1) una cabina di regia e una governance unica e integrata dell’acqua per risolvere le inefficienze ed ottimizzare i prelievi e gli usi; 2) assicurare la buona qualità e la sicurezza dell’acqua per uso potabile, come richiesto dalla direttiva europea 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano, aggiornando i limiti per alcuni inquinanti, aggiungendo altri contaminanti (PFAS e microplastiche) e promuovendo un sistema di monitoraggio che consideri tutta la catena di approvvigionamento dell’acqua potabile e che si basi sul rischio; 3) una progettazione e pianificazione integrata e di qualità per ridurre gli usi della risorsa e prevenire l’inquinamento, assicurare una buona qualità in uscita dagli impianti che sia adeguata agli usi per un corretto riutilizzo in agricoltura e nell’industria.
“Riconoscere l’acqua non solo come una risorsa da utilizzare ma come un diritto umano è fondamentale per costruire un futuro pacifico – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente –. L’acqua è sempre più al centro di molteplici sfide globali, tra cui cambiamenti climatici, migrazioni forzate e conflitti. La crisi climatica e la sua gestione poco sostenibile è un problema che, seppur abbia ricadute gravi in aree del mondo già vulnerabili, riguarda tutti i paesi, anche l’Italia. Per questo torniamo in quest’occasione a chiedere al Governo italiano di fare la sua parte accelerando l’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici proponendo tre azioni chiave”.
“L’accesso all’acqua è un diritto umano fondamentale. Spesso, però, è proprio la mancanza di risorse idriche e la competizione per esse a innescare situazioni di conflitto che costringono le persone a lasciare la propria casa” ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “Le popolazioni di rifugiati e sfollate, a loro volta, spesso trovano protezione in regioni del mondo ad alto rischio climatico, dove l’accesso all’acqua è già limitato e le risorse necessarie per sopperire a tale mancanza sono scarse. In questi contesti, è difficile garantire l’accesso a servizi idrici e igienico-sanitari adeguati, con gravi conseguenze sulla salute e sul benessere generale sia delle persone in fuga che delle comunità che le ospitano. Attraverso il proprio lavoro, UNHCR si impegna a livello mondiale per garantire l’accesso all’acqua per le persone rifugiate e sfollate e affrontare l’impatto ambientale delle migrazioni forzate.”