“Il problema non è lombardo, ma dell’intero bacino padano ed è fisico, geografico e morfologico. La nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria avrebbe per noi costi e oneri insostenibili“. Così il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in una intervista a Il Sole 24 Ore, spiega le ragioni del suo viaggio a Bruxelles insieme ai governatori di Veneto e Piemonte e a un rappresentante dell’Emilia-Romagna, presso Commissione e Parlamento Ue. In sostanza, l’Europa non può non considerare la specificità del territorio della Pianura Padana.
Non la pensano esattamente così le associazioni ambientaliste italiane ed europee, che parlano di un tentativo evidente dei governatori di “affossare la direttiva”, nonostante l’Italia e le città della Pianura Padana in particolare siano, com’è noto, in fondo alla classifica europea per quanto concerne l’inquinamento atmosferico e di conseguenza “la tutela della salute umana”.
Per Fontana, alla base della mobilitazione delle regioni del Nord contro la revisione della norma vi sono due ragioni in particolare: “La criticità del bacino padano non dipende solo dalle emissioni atmosferiche, ma dalle sue condizioni orografiche e climatiche che favoriscono accumulo e ristagno d’aria impedendo il rispetto dei limiti”. La seconda ragione è che “anche utilizzando le migliori tecnologie disponibili, veicoli a zero emissioni, impianti di riscaldamento ‘puliti’, gestione ottimale di allevamenti e reflui zootecnici, vista la struttura padana le nuove soglie proposte dalla direttiva Ue di fatto ci costringerebbero a ridurre del 75% numero di veicoli circolanti, attività industriali e impianti di riscaldamento e del 60% gli allevamenti. Un prezzo proibitivo“.
L’obiettivo è dunque convincere Bruxelles della specificità padana: “Covid e lockdown, del resto, hanno fornito la riprova. Tutto era fermo. Ma l’inquinamento è calato meno del 3%, irrisorio. Perché se non arriva il vento, tutto ristagna”. E allora, rimarca Fontana, “nonostante l’Europa produca solo il 10% dell’inquinamento mondiale, siamo qui a massacrarci, ad annientarci su obiettivi a dir poco impervi. Con quali risultati? Certo -conclude- i target vanno raggiunti, ma con gradualità e razionalità e alla luce della loro sostenibilità socio-economica e ambientale”.