l settore dell’energia sta intraprendendo un cambio di paradigma per trovare un’alternativa più sostenibile all’attuale struttura centralizzata delle grandi centrali elettriche basata su impianti di produzione da fonti di risorse non rinnovabili come carbone, gas e nucleare. L’obiettivo è quello di porre le basi di una transizione energetica e muovere i primi passi verso un nuovo scenario decentralizzato e più sostenibile, dove le risorse energetiche sono distribuite e prodotte da risorse rinnovabili come solare, geotermico ed eolico.
In questo processo di transizione assumono un ruolo determinante non solo le istituzioni ma gli stessi cittadini. I consumatori di energia diventano infatti attori attivi e possono partecipare alla produzione, gestione e autoconsumo di energie da fonti rinnovabili.
Sulla base di queste prerogative, un nuovo modello collaborativo si sta diffondendo in varie regioni Italiane: persone, piccole e medie imprese, industrie, artigiani, attività commerciali, ed istituzioni stanno decidendo di unire le proprie forze sul territorio condividendo l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia prodotta da fonti rinnovabili, dando vita a quelle che sono comunemente definite “comunità energetiche”.
Per comprendere meglio la risposta del territorio italiano alla sfida energetica, Legambiente ha mappato tutte le comunità energetiche e le configurazioni di autoconsumo collettivo presenti sul territorio nazionale. La mappa si può consultare su sito comunirinnovabili.it o direttamente tramite questo link di accesso alla pagina web dedicata.
Non si tratta di una visualizzazione completa ma è chiaro che in Italia sono in aumento le comunità energetiche rinnovabili con vantaggi per l’ambiente, benefici economici e sociali per tutte le comunità che ne fanno parte, e non solo. È possibile entrare a far parte di una comunità assumendo un ruolo tra: semplice consumatore (chi vuole solo usufruire della possibilità di autoconsumo dell’energia prodotta dalla sua comunità), produttore (chi è dotato impianti di produzione da fonti rinnovabili e mette a disposizione della comunità la produzione in eccesso di cui non usufruisce) o prosumer (produttore e consumatore di energia). Qualsiasi ruolo venga scelto, per i membri sono garantiti benefici economici come, ad esempio, incentivi per l’installazione di impianti per l’energia autoconsumata dalla comunità. Ai benefici del singolo si aggiungono quelli che hanno ricadute sulla collettività: riduzione di emissioni di CO2 sul proprio territorio e contributo attivo nel creare una qualità migliore dell’ambiente della propria comunità. Inoltre, in molti casi le comunità energetiche assumono un valore aggiunto e si impegnano anche sul piano della solidarietà e del supporto sociale, con l’obiettivo di combattere la povertà energetica e l’isolamento delle persone più fragili.
Oltre alle prime comunità energetiche, costituite già prima del 2021, presto si aggiungeranno sul territorio italiano anche le costituende comunità che sono in attesa del nuovo decreto legge che dovrebbe fare chiarezza sulle attuali normative che regolamentano la costituzione e la gestione di queste realtà comunitarie a partire dal 2023. Per aggiornamenti è possibile consultare il sito sull’osservatorio normativo.