Giovedì 30 marzo a Roma si è parlato di emergenza climatica in una conferenza di approfondimento sui temi del Piano Nazionale di adattamento climatico e Legge per il Clima, organizzata in occasione del lancio del progetto europeo Life Climax Po, alla quale hanno partecipato numerosi esperti e rappresentanti istituzionali e politici, tra i quali Vannia Gava, Viceministra dell’Ambiente, Sergio Costa, Vicepresidente della Camera, Laura D’Aprile e Silvano Pecora (MASE), Titti Postiglione, Vice Capo DPC e Coordinatrice del Comitato di Indirizzo per la Meteorologia e Climatologia, e Elena López-Gunn, dell’European Scientific Advisory Board on Climate Change.
Life Climax Po, cofinanziato da programma LIFE dell’Unione Europea, ha l’obiettivo di “rendere smart” la gestione delle risorse idriche del bacino del fiume Po e del suo Distretto. L’intenzione è quella di identificare, sviluppare e attuare attività e pratiche che promuovono l’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso una gestione “climaticamente intelligente” delle risorse idriche a scala di distretto idrografico. Il progetto avrà una durata di 9 anni (2023-2032).
“Nel 2022 l’Italia ha registrato oltre 300 eventi climatici estremi che hanno causato danni e impatti, il 50% in più rispetto all’anno precedente. Sempre più frequenti sono le crisi idriche causate dalla siccità, in aumento tra il 2021 e il 2023 – commenta Giorgio Zampetti, Direttore generale di Legambiente, uno dei principali partner del progetto – Il bacino del fiume Po è l’area più colpita dove intervenire è urgente, ma al tempo stesso può diventare un’esperienza pilota nelle politiche di adattamento alla crisi climatica. Avviare interventi in tal senso, con azioni efficaci di riduzione dei prelievi, riuso delle acque reflue, rinaturalizzazione e tutela degli ecosistemi fluviali, è una priorità. Per farlo, serve un confronto concreto tra i protagonisti dei diversi settori, al fine di delineare una strategia unica per superare un’emergenza divenuta ormai cronica”.
Il distretto del fiume Po (DIP). Caratteristiche e criticità di un hot spot climatico
Il distretto del fiume Po si estende per circa 87.000 chilometri quadrati comprendendo otto regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche), la Provincia autonoma di Trento e parte del territorio francese e svizzero. Quasi un terzo della popolazione italiana, circa 20 milioni, vive nel territorio del Distretto. Nello stesso territorio viene prodotto oltre il 40% del PIL nazionale, il 55% della produzione idroelettrica e sono presenti oltre 3 milioni di ettari di superficie agricola. All’interno dell’intero bacino si contano 684 i siti natura 2000 e 420 aree naturali protette locali, regionali e nazionali. Il Fiume Po è quindi un ecosistema naturale ricco di specie e habitat di estremo valore conservati all’interno di 37 Zone di protezione speciale e 49 Zone speciali di conservazione identificati ai sensi della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli, e da 13 aree naturali protette di interesse locale, regionale o nazionale.
Gli Assesment Report dell’IPCC includono il DIP nelle aree Europee continentali che subiranno una variazione del regime piovoso ed un aumento degli eventi idrometeorologici estremi. In base ai modelli climatici di circolazione globale, il DIP si trova nella fascia Europea di transizione della variazione di piovosità, caratterizzata da un alto grado di indeterminatezza previsionale che genera incertezza sugli sviluppi futuri del clima.
Ogni anno, mediamente, vengono prelevati per i diversi usi circa 25 miliardi di metri cubi d’acqua, di cui quasi l’80% è destinato agli usi irrigui mentre la restante parte è destinata a soddisfare gli usi industriali e civili. Gran parte dei volumi d’acqua prelevati provengono da fonti superficiali, ma un contributo importante è fornito dagli acquiferi sotterranei, soprattutto per soddisfare gli usi civili ed industriali. A partire dal 2000 ci sono stati ben sette anni in cui il bilancio idroclimatico (differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione) del Distretto è risultato fortemente negativo. Nello stesso periodo soprattutto a causa delle elevate temperature medie è aumentata la richiesta d’acqua in alcuni settori, in particolare in quello agricolo. Maggior domanda e minor disponibilità stanno rendendo sempre più difficile la gestione della risorsa idrica a scala distrettuale.
Il partenariato di progetto, che vede come leader partner l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (AdBPo), copre l’intero territorio del distretto e coinvolge tutti i livelli di Governance (nazionale, regionale, locale) oltre che tre grandi istituti di Ricerca: l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO), l’Agenzia Regionale per la Prevenzione, Ambiente ed Energia (ARPAE) dell’Emilia-Romagna, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) del Piemonte, l’Università di Bologna, l’Associazione Nazionale delle Bonifiche, delle Irrigazioni e dei Miglioramenti Fondiari (ANBI), la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), la Città Metropolitana di Bologna, l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (ERSAF), Legambiente nazionale e i suoi comitati regionali di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, il Politecnico di Torino, la Società Metropolitana Acque Torino (SMAT), le Regioni Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia, Sogesca Srl, l’Arpa Lombardia e le sezioni regionali dell’ANBI per Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.