La crisi climatica è oggi tra i temi più importanti per l’opinione pubblica, nel mondo e in Italia. La campagna elettorale in corso sta però evidenziando la difficoltà della politica a produrre un’offerta legislativa, partendo da solide basi scientifiche e fattuali, in grado di venire incontro alla crescente attenzione degli italiani verso il clima.
Come emerso da uno studio che ECCO ha condotto insieme a More in Common, il clima viene percepito come un tema trasversale, legato fortemente a tematiche sociali ed economiche. Altrettanto trasversale dovrebbe dunque essere l’approccio della politica, chiamata a trovare un accordo su alcune misure “minime” per fronteggiare l’emergenza climatica. Se, invece, l’Italia non uscirà da questa crisi con obiettivi climatici precisi e una strada per raggiungerli, sarà la testimonianza dell’incapacità della politica nazionale di governare cambiamenti importanti e di vincere sfide epocali, come quella della transizione energetica e climatica.
L’Europa ha dato una spinta catalizzatrice attraverso il quadro strategico del Green Deal. Molti stati membri hanno risposto, tra le altre cose, dotandosi di leggi sul clima che stabiliscono un percorso chiaro e definito per contenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5 gradi, come previsto dagli Accordi di Parigi. Paesi come Regno Unito (che ha fatto da apripista già dal 2009), Germania, Francia, Spagna, Finlandia, Grecia e Danimarca, hanno così riconosciuto l’importanza di un quadro legislativo integrato e coerente sul medio e lungo periodo come base per realizzare gli obiettivi climatici, coniugare politiche economiche e ambientali e guadagnare così fiducia e credibilità. Obiettivi sul clima assenti o vaghi, provvedimenti ambigui sulle energie fossili – in particolare il gas – e scarso coordinamento tra politiche climatiche e livelli di governance non sono più accettabili.
Ma a cosa serva una legge sul clima e perché l’Italia ne ha urgente bisogno? Quali sono i suoi elementi essenziali?
La legge quadro sul clima spinge lo Stato a fissare obiettivi legalmente vincolanti nel breve, medio e lungo periodo e sovraintende alla complessità delle politiche climatiche e delle strategie ambientali già in vigore, promuovendo l’integrazione della variabile clima all’interno di politiche economiche, sociali e occupazionali. La legge stessa è uno strumento di pianificazione strategica che crea un sistema di monitoraggio per misurare progressi e impatti. Inoltre, assicura la più ampia partecipazione di una vasta gamma di attori al processo di transizione, istituzionalizzando meccanismi di consultazione pubblica. L’Italia si è munita negli anni di diversi strumenti, alcuni più efficaci di altri, volti a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e a mettere in atto quella che oggi è più comunemente conosciuta come la transizione ecologica. Tra questi i più recenti sono:
- Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC)
- La Strategia Italiana di lungo periodo (LTS)
- Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)
- Piano nazionale di Transizione Ecologica (PTE)
Emerge tuttavia uno scenario frammentato e parziale. L’Italia, infatti, non si è dotata di un target emissivo al 2030 che comprenda l’intera economia, non avendo aggiornato il PNIEC con il nuovo obiettivo europeo al 2030. Tutto questo rende complicato garantire la coerenza e l’efficacia delle politiche. Molti ambiti importanti vengono inoltre lasciati fuori: come il coordinamento tra i diversi livelli dell’amministrazione pubblica, la distribuzione di responsabilità per l’implementazione tra Stato e regioni, il monitoraggio degli obiettivi da parte di organi scientifici e la partecipazione pubblica. Per queste ragioni, l’Italia ha bisogno di una legge quadro sul clima che permetta di affrontare con serietà una sfida complessa, a prescindere dalla maggioranza di turno.
A seguito di una analisi comparativa tra gli strumenti normativi europei, ECCO ha realizzato e pubblicherà a breve uno studio che presenta gli elementi minimi ed essenziali per una legge sul clima che sia utile ed efficace in Italia. Anticipiamo di seguito i punti chiave del nostro studio:
- Fissare obiettivi nazionali vincolanti di breve, medio e lungo periodo ambiziosi e basati su un’accurata analisi che delinei scenari di decarbonizzazione in linea con il target 1.5 per l’Italia.
- Stabilire un organo consultivo indipendente, ovvero un “Consiglio Scientifico sul Clima” i cui membri siano selezioni secondo i principi cardine dell’indipendenza da interessi economici costituiti, della competenza e della professionalità. Tale organo avrà il compito di effettuare il monitoraggio degli impegni, valutare gli impatti e l’attuazione delle politiche e suggerire politiche coerenti per il raggiungimento degli obiettivi.
- Fissare un budget di carbonio complessivo e obblighi emissivi settoriali, identificati dall’organo consultivo, che permettano l’allineamento delle politiche e degli obiettivi di breve e lungo periodo.
- Elaborare un Piano di Azione sul Clima, per distribuire oneri e responsabilità, coordinare e armonizzare piani e strategie esistenti con il budget di carbonio complessivo e settoriale.
- Elaborare una nuova politica di fiscalità ambientale per orientare la spesa pubblica, il sistema tariffario, gli investimenti e i mercati verso modi di consumo premianti e favorire nuovi stili di vita e produzioni sostenibili.
- Facilitare la formazione di una o più assemblee di cittadini che forniscano legittimazione al cambiamento, promuovano l’inclusione e la partecipazione al processo di transizione.
Questa struttura, se articolata in modo coerente e strategico all’interno di un processo decisionale virtuoso tra Parlamento e Governo, permetterà all’Italia di guidare con sicurezza e trasparenza il processo di transizione, senza il rischio di venirne travolta. Cambiamenti radicali nell’economia, nei metodi di produzione e nelle modalità di consumo, nel mercato del lavoro e nelle politiche fiscali sono ormai ineludibili. Al tempo stesso, questo processo rappresenta una grande opportunità per ristabilire una posizione di leadership dell’economia manifatturiera italiana e per dare una spinta alle politiche sociali e di welfare che supportino le fasce di popolazione e le imprese che più ne hanno bisogno, anche a seguito della crisi energetica ancora in corso.
Una legge quadro sul clima permetterebbe di assicurare che tutte le misure messe in campo siano indirizzate in modo adeguato e tempestivo verso il contenimento degli effetti più disastrosi del cambiamento climatico, attraverso politiche sia di mitigazione che di adattamento, per limitare il più possibile situazioni emergenziali come quelle vissute questa estate tra siccità e alluvioni.
Se la politica saprà rispondere alle grandi crisi della modernità, prima fra tutte quella climatica – intrinsecamente legata a quella energetica – avrà dimostrato di essere in grado di governare il cambiamento e di ristabilire un rapporto di fiducia con gli elettori, che è ormai ai minimi storici per tutti gli schieramenti politici.