Si è svolto nella mattinata di giovedì 1° luglio l’evento online per media e stakeholder sul tema della gestione dei rifiuti nei territori israelo-palestinesi. Sono stati presentati progetti sostenibili di economia circolare rivolti a queste zone di conflitto, con concreti risvolti positivi per l’ambiente e per la popolazione locale.
Grazie alla collaborazione tra AICA – Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale, AEJI – Association of Environmental Justice in Israel e il Jerusalem Center for Women (JCW), il webinar “Economia Circolare in Israele, Palestina e Striscia di Gaza” ha permesso di portare alla luce esperienze positive di cooperazione internazionale e di sviluppo sostenibile.
Dopo l’introduzione iniziale del Presidente di AICA Emanuela Rosio, l’AD di E.R.I.C.A. soc. coop. Roberto Cavallo ha mostrato gli impatti positivi dell’economia circolare come opportunità di sviluppo, grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro. A seguire, Umberto Gianolio, E.R.I.C.A. soc. coop. ha presentato una strategia di intervento nella Striscia di Gaza per l’attivazione di circuiti virtuosi di riciclo e riuso dei rifiuti, a partire dalla separazione dei materiali e nello specifico della frazione organica, che rappresenta il 55% dei rifiuti prodotti.
Fadwah Khawaja, Direttore Generale JCW, ha offerto poi una panoramica sulla gestione dei rifiuti in Cisgiordania e sul ruolo delle donne nella società. Come ricordato infatti, l’economia circolare può rappresentare un’opportunità di sviluppo importante soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Infine, il Direttore Esecutivo di AEJI, Carmit Lubanov, ha permesso di sottolineare un ulteriore elemento di complessità che rende gravi e urgenti le questioni ambientali della Cisgiordania: il sovrappopolamento.
Il successivo scambio di opinioni ed esperienze tra i partecipanti ha permesso di sottolineare come l’attuale sistema di stoccaggio dei rifiuti nelle discariche non sia più sostenibile e come siano necessarie transizioni verso modelli più circolari. Molte sarebbero le ricadute di un processo di separazione e recupero dei materiali di scarto: minor inquinamento della terra e del mare Mediterraneo, minore spazio occupato dalle discariche, maggiori opportunità di lavoro e soprattutto l’instaurazione di relazioni funzionali tra le diverse entità di controllo territoriale, un possibile collante per la strutturazione di cooperazioni durature.