La svolta green, ripetutamente invocata negli ultimi mesi come volano su cui costruire crescita e sviluppo per il nostro Paese, sembra ancora una mera dichiarazione di intenti. All’interno delle versioni che sono circolate fino a oggi del PNRR si registra l’assenza di risorse destinate alle aziende dell’economia circolare e in particolare alle imprese del riciclo della carta, plastica e metalli che vengono totalmente ignorate nonostante siano un motore fondamentale della green economy. Servono almeno 2,625 mld, altrimenti i tanti annunci della politica resteranno lettera morta.
E’ questo uno dei messaggi principali emersi durante il webinar su “Recovery Fund: luce verde sull’economia circolare. Un’occasione da non sprecare”, in cui le principali realtà del settore, Unirima, Assofermet e Assorimap si sono confrontate con deputati e senatori che in Parlamento si occupano della materia.
“Il confronto tra politica e imprese è un ingrediente fondamentale nella ricetta di rilancio del nostro Paese. Durante l’elaborazione della bozza di ‘Recovery Plan’ è stata più volte citata la ‘svolta green’ come architrave delle proposte italiane. Tuttavia, quanto abbiamo letto sinora è certamente inferiore alle aspettative e soprattutto al fabbisogno reale del Paese”, ha sottolineato Francesco Sicilia, Direttore Generale di Unirima.
“Il nostro Paese si caratterizza per tempi troppo lunghi in ogni aspetto, a partire dalla realizzazione degli impianti. In media da noi ci vogliono due anni, all’estero sei mesi. Si tratta di una differenza che produce un gap competitivo strutturale che incide pesantemente. Il livello degli investimenti stanziati nel PNNR deve lievitare anche e soprattutto in questo senso”, ha affermato Walter Regis, Presidente di Assorimap.
“Quanto previsto fino a oggi non sembra recepire questa esigenza strutturale. In particolare, viene ancora marginalizzata la componente legata all’innovazione tecnologica, che non può più essere considerata un orpello oppure un elemento opzionale, ma si configura come assoluta necessità”, osserva Cinzia Vezzosi, Presidente di Assofermet.