In un commovente sforzo per unire le comunità e offrire nuove esperienze agli immigrati africani che vivono in Italia, l’associazione Eco dalle Città, guidata dal suo dedicato presidente Paolo Hutter, ha organizzato un viaggio speciale. L’evento, chiamato Campo Martin Luter King, si è svolto nel pittoresco villaggio montano di Meana.
Per due giorni indimenticabili, un gruppo di giovani immigrati si è lasciato la frenesia della città alle spalle per immergersi nella bellezza della campagna italiana. Il viaggio verso Meana è stato carico di entusiasmo. All’arrivo, il gruppo è stato accolto dall’aria fresca di montagna, dai suoni tranquilli della natura e dalla calorosa ospitalità della gente del posto. Il campo si è svolto vicino al villaggio, circondato da colline verdi e vette imponenti. Tutti erano impazienti di esplorare e vivere al massimo il tempo trascorso in questo luogo meraviglioso. Una delle prime attività è stata l’arrampicata in montagna. Guidati da volontari esperti di Eco dalle Città, i partecipanti hanno percorso i sentieri vicini, mettendosi alla prova fisicamente e mentalmente.
Alcuni di loro non avevano mai scalato una montagna prima, ma grazie all’incoraggiamento e al lavoro di squadra, sono riusciti a raggiungere spettacolari punti panoramici che dominavano le valli sottostanti. La sensazione di conquista è stata condivisa tra risate, applausi e innumerevoli fotografie.

Dopo le lunghe escursioni, era il momento di gustare del tradizionale cibo italiano. I volontari locali hanno preparato pasti deliziosi a base di pasta con sugo fresco di pomodoro, pizze cotte nel forno a legna con una varietà di condimenti, e persino dolci fatti in casa.
Per molti immigrati, era la prima volta che assaporavano la vera cucina italiana in un ambiente così autentico, e la gioia era visibile sui volti di tutti mentre si riunivano attorno a grandi tavolate conviviali.
Con il sole che tramontava dietro le montagne, l’atmosfera si è fatta ancora più vivace. La musica ha riempito l’aria: prima canzoni italiane, poi ritmi africani — e presto tutti hanno cominciato a ballare sotto le stelle.
Non importava da dove provenisse ognuno: i ritmi li univano tutti. La notte era viva di gioia, risate e spirito di condivisione. Durante i due giorni, sono nate nuove amicizie, sono state condivise storie e creati ricordi preziosi.
Il Campo Martin Luther King a Meana è stato molto più di un semplice viaggio: è stato una celebrazione dell’unità, della scoperta e della speranza. Grazie alla visione di Eco dalle Città e di Paolo Hutter, questa esperienza ha dimostrato che, anche in un piccolo villaggio di montagna, il mondo può ritrovarsi insieme in pace e felicità.
Mehdi Chehabi, ecomoro di Eco dalle Città

Sabato 26 e domenica 27 Aprile ho avuto l’occasione di partecipare ad un campo organizzato dall’Associazione Eco dalle Città. Eravamo 5 ragazzi e ragazze italiani/e e un gruppo di ragazzi di origine africana provenienti da Gambia, Sierra Leone, Marocco, Nigeria e Senegal.
La mattina del primo giorno sono arrivata alla stazione di Meana di Susa e ho raggiunto il rifugio dove c’erano tutti gli altri, già lì dal giorno prima. Mi sono riunita ai miei compagni di Fridays for future, un movimento per la giustizia climatica che ultimamente sta organizzando dei progetti con l’associazione; mi hanno presentato Paolo Hutter (il presidente) e Teresa, una ragazza che svolge servizio civile presso l’ente. Sia il posto che le persone erano davvero accoglienti e fin da subito mi sono trovata molto bene.
Dopo aver fatto colazione,siamo andati a fare una passeggiata nei dintorni. Ci siamo dovuti arrampicare un po’ a fatica, ma la vista in cima ha ripagato! Mentre salivamo sulla montagnetta, ho cominciato a scambiare qualche parola con i ragazzi dell’associazione, dato che non avevamo ancora avuto occasione di conoscerci: mi sono subito trovata con Mehdi, che mi ha raccontato della sua passione per la musica rock e per Michael Jackson, che condivido anch’io.
Quando siamo arrivati in cima ci siamo seduti nell’erba e Bouba e Yankouba hanno raccontato la storia del loro viaggio, il percorso che ha permesso loro di essere lì tutti insieme ad ammirare quei paesaggi. Le loro storie mi hanno colpito molto e penso di essere riduttiva scrivendo questo, però non so spiegare le sensazioni che ho provato ascoltandoli. Fino a quel giorno ho sempre saputo che c’erano persone che, per venire in Italia, avevano dovuto affrontare dei viaggi in cui hanno visto la morte in faccia, in cui hanno vissuto situazioni disumane che mai nessuno dovrebbe vivere; ma sentire qualcuno raccontare di aver vissuto direttamente tutto questo…ti fa realizzare in modo diverso quanto veramente tu sia nato dalla parte giusta del mondo e con delle possibilità che qualcun altro nemmeno si sogna.
Dopo questo momento di racconti e riflessioni, siamo tornati al rifugio per mangiare e ho avuto l’opportunità di assaggiare un cous cous con le verdure davvero impeccabile! Il merito è tutto di Bouba, che ha davvero un talento nella cucina.
Il post pranzo lo abbiamo passato con Walter, un signore che ci è venuto a raccontare la storia del movimento NO TAV, un movimento e una lotta a cui noi di Fridays for Future siamo molto vicini/e. A Paolo è poi venuta l’idea di portare i ragazzi in macchina a vedere la neve, dal momento che molti, anzi, quasi tutti, non l’avevano mai vista né, tanto meno, toccata. Noi avevamo già una macchina, ma ce ne serviva una seconda, per cui abbiamo chiesto a Walter se potesse accompagnarci e lui ha accettato volentieri. I momenti passati in macchina sono stati davvero belli, i ragazzi non avevano mai visto così tanta acqua scorrere come quella che incrociavamo risalendo la montagna, e mi facevano un sacco di domande curiose sulla provenienza della neve e sul paesaggio, raccontandomi di quanto fosse diverso da quelli a cui erano abituati nel loro Paese. Io sono stata felice di colmare le loro curiosità e ne avevo altrettante per loro, così abbiamo avuto uno scambio culturale davvero interessante che ci ha permesso di legare di più.
Il momento in cui abbiamo raggiunto la neve è stato davvero emozionante. Loro erano meravigliati da questa “cosa” che non avevano mai toccato. Ci siamo divertiti a lanciarci le palle di neve e a scoprire quanto fosse rinfrescante mangiarne un po’! Per me questo è stato forse il momento più bello di tutto il weekend.
La sera, dopo essere tornati dall’esplorazione, abbiamo conosciuto delle altre persone facenti parte di diverse associazioni e alcune di loro hanno condiviso con noi la presentazione di alcuni progetti che hanno portato avanti nel 2024 in Africa aiutando moltissime persone. Con loro abbiamo anche condiviso la cena e la serata, suonando e cantando canzoni con allegria. Prima di andare a dormire siamo rimasti insieme a chiacchierare e a condividere musica e partite di calcio, ma anche pensieri e riflessioni molto profonde, fino a tarda notte. Per esempio abbiamo parlato di quanto fosse importante la famiglia. L’altra sera ho chiacchierato molto con Caleb, Bakuba e Mamadu (purtroppo non so se ho scritto i nomi nel modo giusto) e abbiamo trovato che la famiglia è un valore che abbiamo in comune, loro mi hanno raccontato in che modo per loro è importante e io gli ho raccontato in che modo lo è per me. Poi abbiamo fatto anche delle riflessioni sulla religione e sulla scienza, quanto fossero secondo noi legate l’una o l’altra alla nostra esistenza.
Il giorno dopo abbiamo fatto delle attività ricreative dove abbiamo riso e ci siamo divertiti fino all’ora di pranzo. Prima di andare via e salutarci ci siamo divisi i compiti e, con la musica a palla, abbiamo pulito e messo in ordine la cucina e tutto il rifugio, collaborando come una vera squadra!
Questo weekend mi ha regalato un’esperienza davvero arricchente dal punto di vista umano, ho conosciuto delle persone fantastiche con cui ho condiviso dei momenti unici, sia divertenti che profondi. Spero di riorganizzare presto qualche altro campo insieme a loro!
Giada Di Cio, attivista di Friday’s for Future