Dopo le prime indiscrezioni, il Ministero della Transizione Ecologica ha reso noto il Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas. Il provvedimento si pone l’obiettivo di raggiungere quella riduzione del 15% decisa dall’Unione Europea per “prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture dalla Russia“.
Tra le misure adottate è stata confermata, come anticipato, la riduzione di 1 grado per il riscaldamento degli edifici: quelli adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili passano ad una temperatura massima di 17 gradi, con più o meno 2 gradi di tolleranza, mentre tutti gli altri comprese le abitazioni scendono a 19, sempre con più o meno 2 gradi di tolleranza.
Inoltre viene ridotto di 15 giorni il periodo di accensione dei termosifoni (posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio) e diminuisce di 1 ora la durata giornaliera di accensione“, con delle leggere differenze in base alle zone climatiche:
a) Zona A: ore 5 giornaliere dal 8 dicembre al 7 marzo
b) Zona B: ore 7 giornaliere dal 8 dicembre al 23 marzo
c) Zona C: ore 9 giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo
d) Zona D: ore 11 giornaliere dal 8 novembre al 7 aprile
e) Zona E: ore 13 giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile
f) Zona F: nessuna limitazione.
Ovviamente le cosiddette “utenze sensibili” come ospedali o case di ricovero sono dispensate dal nuovo regolamento.
Queste misure, spiega il Ministero, integrano il piano di diversificazione già messo in atto dal Governo e servono a “mantenere transitoriamente adeguati standard di sicurezza e preservare le riserve disponibili, in attesa che siano pienamente operativi i nuovi canali di importazione di gas (compreso il Gnl – gas naturale liquefatto)”.
Le stime dell’impatto del Piano corrispondono secondo il Mite “ad un potenziale di circa 5,3 miliardi di metri cubi di gas, considerando la massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas (circa 2,1 miliardi di Smc di gas) e i risparmi connessi al contenimento del riscaldamento (circa 3,2 miliardi di Smc di gas)”.
Per quanto riguarda il primo punto è prevista la “massimizzazione della produzione a carbone e olio delle centrali esistenti regolarmente in servizio” per un periodo che va dal 1° agosto 2022 al 31 marzo 2023. Sette impianti distribuiti tra Sardegna, Lazio, Puglia, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Veneto, su cui si aspetta il via libera di Terna.
A questo si aggiungono le misure comportamentali da promuovere attraverso campagne di sensibilizzazione degli utenti ai fini di un comportamento più virtuoso nei consumi. L’insieme di queste iniziative volontarie “anti spreco” e delle nuove regole corrisponderebbero “almeno a 8,2 miliardi di Smc di gas naturale“, quindi ad una riduzione dei consumi coerente con il 15% del Regolamento Ue.