Il 19 luglio c’è stata la bocciatura da parte del Tar del Lazio dei ricorsi contro l’inceneritore di Roma presentati da Comitati, dalle Associazioni ambientaliste e dai Comuni di Albano, Ardea e Ariccia. Nel provvedimento si legge: “Non sembra potersi negare che la risoluzione delle questioni legate alla gestione dei rifiuti di Roma Capitale e alla chiusura del ciclo, anche assicurata da una razionalizzazione e realizzazione di nuovi impianti, compreso il tmv, abbia attinenza sia con le più generali politiche energetiche sia con la realizzazione di condizioni attesa a valorizzare imprese e investimenti”.
Sulla base anche di questo il Comitato No Inceneritore a Santa Palomba ha annunciato che ricorrerà al Consiglio di Stato. Nella nota diramata dal portavoce del Comitato Alessandro Lepidini si legge:
“Abbiamo deciso di impugnare la recente sentenza del Tar del Lazio che ha rigettato i ricorsi contro l’inceneritore perché, dal confronto con i nostri avvocati Antonello Ciervo, Giuseppe Liburti e Michele Trotta, ai quali va il nostro più grande apprezzamento, ci sono tutti i presupposti per ricorrere al Consiglio di Stato.
Una vertenza, quella dell’inceneritore di Roma, che schiera da una parte l’intero sistema dei poteri di Roma mentre dall’altra comunità resistenti, organizzate in comitati e associazioni, e i Comuni della Città Metropolitana colpiti dal megaimpianto voluto da Gualtieri.
Al riguardo, la proposta di project financing di cui è risultato aggiudicatario (provvisorio dal 25 maggio u.s.) il raggruppamento con capofila Acea Ambiente S.r.l è confermata segretata dopo il differimento che abbiamo ricevuto nell’accesso ai documenti da parte di Roma Capitale. Registriamo ancora il diniego nell’accesso sulla procedura EU Pilot n. (2019) 9541 relativa alla gestione dei rifiuti nella Regione Lazio da parte della Regione stessa che ha rinviato alla Commissione europea la decisione. Nella giornata di ieri abbiamo confermato al Segretario Generale della Commissione europea la nostra precedente richiesta di accesso ai documenti, respinta dalla DG Ambiente della Commissione, perché riteniamo che l’interesse pubblico in materia di salute e ambiente non può che essere prevalente rispetto a qualsivoglia altro interesse, certi che il primato della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sia riconosciuto rispetto a un regolamento, quello comunicato sull’accesso ai documenti, vecchio di oltre venti anni. In questa città c’è uno straordinario bisogno di trasparenza che siamo convinti riusciremo a riaffermare a beneficio di tutti”.