Ad Albano Laziale, a circa un chilometro in linea d’aria dal sito in cui verrà costruito l’inceneritore di Santa Palomba voluto dalla giunta Gualtieri e che dovrebbe bruciare 600.000 tonnellate di rifiuti l’anno, c’è già un altra bomba ambientale: la discarica di Roncigliano.
Siamo a Sud di Roma, zona Castelli Romani. Qui da 15 anni, le rivelazioni effettuate attorno all’area evidenziano un grave inquinamento della falda idrica, costringendo i cittadini a rifornirsi di acqua tramite l’autobotte.
Già lo scorso 19 dicembre, il Comune di Albano Laziale aveva presentato un’istanza alla Regione Lazio che chiedeva l’istituzione di un’area ad alto rischio di crisi ambientale sul sito della discarica di Roncigliano. Mentre lo scorso 11 maggio 2023 era stata protocollata una petizione che chiedeva la bonifica dello stesso sito. Pochi giorni fa, quindi, il Comune ha inviato una documentazione di supporto all’istanza alla Presidenza della Regione, all’Assessorato del Ciclo dei Rifiuti, all’ARPA Lazio e al Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario regionale.
Nel documento vengono riportate alcune analisi che ARPA aveva già effettuato nel sottosuolo della falda idrica sottostante la discarica che avevano rilevato un perdurare dell’inquinamento. Ma anche lo studio di “Epidemiologia Rifiuti Ambiente Salute nel Lazio” redatto da ERAS Lazio nel 2013, aveva evidenziato come nell’ara ci fosse una maggiore incidenza di malattie respiratorie, tumori della pleura, della vescica e mieloma multiplo.
“Aggiungere ulteriori impianti insalubri – si legge nella documentazione di supporto – rischia di aggravare l’impatto negativo per la salute dei cittadini e un danno significativo per l’ambiente. Inoltre, la notizia stampa dello scorso 7 aprile 2023 in merito all’avvenuto notifica dell’avviso di conclusione che dal 2019, il deposito di carburanti di proprietà dell’ENI Spa, situato anch’esso in località Santa Palomba, nel Comune di Pomezia, a causa della progressiva fuoriuscita di carburante da alcuni serbatoi, avrebbe significativamente inquinato i terreni circostanti e la falda acquifera”.
“Aumentare la concentrazione di veleni in un territorio significa uccidere le persone. Anche il più moderno degli impianti produce emissioni inquinanti, che sommate all’inquinamento esistente può essere letale. La Regione Lazio è chiamata a intervenire”, ha aggiunto Rete Tutela Roma Sud.
“Per questo – conclude la Rete – sosteniamo l’istanza della Città di Albano Laziale per salvaguardare la salute degli abitanti, evitando che nuove emissioni inquinanti possano incidere negativamente su aree già compromesse e inquinate, prevedendo il divieto di realizzare ulteriori attività di cui al D.lgs. 105/2015 e qualsiasi altra attività che possa contribuire ad aggravare le condizioni ambientali fino al completamento della caratterizzazione idrogeologica ed epidemiologica dell’area a rischio ambientale, così come definita nella l.r. 13/2019″.