Da ormai 15 anni, le rivelazioni effettuate attorno all’area della discarica di Roncigliano ad Albano Laziale, in provincia di Roma, evidenziano un grave inquinamento della falda idrica, costringendo i cittadini a rifornirsi di acqua tramite l’autobotte. Lunga è la storia di questo sito – uno dei centri nevralgici negli anni della cronica emergenza rifiuti della Capitale – che risulta chiuso dallo scorso marzo, ma che si trova molto vicino alla zona individuata per la costruzione del nuovo inceneritore di Roma. Una carta che il comune di Albano Laziale, da sempre contrario all’opera, ha deciso di giocarsi rivolgendosi alla Regione Lazio.
In un ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale e divulgato dalla Rete Tutela Roma Sud, l’ente si impegna “porre in essere tutta l’attività amministrativa necessaria per fare istanza presso la Giunta Regionale, ai fini dell’istituzione sul sito di Roncigliano di un’area ad elevato rischio di crisi ambientale ai sensi della lr 13/2019, così da garantire alla cittadinanza il rispetto dei principi di sostenibilità e minimizzare il probabile impatto dannoso delle attività di smaltimento avvenute negli anni”.
La norma “ha introdotto una serie di strumenti tesi a superare i limiti del testo unico per l’ambiente – ricorda la Rete Tutela Roma Sud – In particolare stabilisce un termine entro cui realizzare un piano di risanamento (5 anni rinnovabili solo una volta) e dispone il divieto di costruire nuovi impianti inquinanti, per non aumentare i veleni nell’area a rischio ambientale. L’individuazione di questa area ad elevato rischio di crisi ambientale avviene con delibera della giunta regionale, su istanza degli enti locali interessati”.
E l’inceneritore? Come detto, l’impianto deciso dalla Giunta Gualtieri di Roma sorgerà in un’area prossima a quella che il Comune di Albano vorrebbe fosse dichiarata a rischio di crisi ambientale dalla Regione e quindi risanato. Pertanto, se il terreno dove sarà costruito l’inceneritore “sarà incluso nell’area a rischio ambientale, questo confermerebbe la scelta sbagliata del commissario straordinario Gualtieri, che ha addirittura modificato la mappa delle aree idonee per questo tipo di impianti, e la sua costruzione sarebbe bloccata, così come la riapertura della discarica o la riattivazione del Tmb”, spiega la Rete Tutela Roma Sud. Viceversa “se il terreno non fosse inquinato e lo diventerà a seguito della costruzione dell’inceneritore, non ci saranno dubbi sulla causa e sarà possibile chiedere un risarcimento fino a farlo chiudere”.
Il settore Ambiente del Comune di Albano inoltrerà a giorni la richiesta alla direzione regionale competente, allegando tutte le analisi dell’Arpa degli ultimi 15 anni, la quale dovrà poi predisporre una relazione. A quel punto la palla passerà alla Giunta per la decisione finale.