Martedì 20 febbraio, si è compiuto un passo significativo con il conseguimento di un accordo provvisorio tra la presidenza del Consiglio e i rappresentanti del Parlamento europeo riguardante una proposta volta a stabilire standard rafforzati di qualità dell’aria a livello europeo entro il 2030. Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, commenta positivamente questa evoluzione, sottolineando l’importanza di tale proposta nel perseguire l’obiettivo di un ambiente privo di sostanze tossiche entro il 2050, e nel allineare gli standard europei con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’Italia, secondo i dati recenti dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, si trova tra i paesi europei con il maggior numero di morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 47.000 decessi all’anno causati dal PM2.5. Questo quadro è stato confermato nel rapporto “Mal Aria di città 2024” redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign, evidenziando che solo una percentuale limitata dei capoluoghi di provincia italiani è in linea con i nuovi limiti normativi per il PM10 e PM2.5 stabiliti dall’UE e che entreranno in vigore nel 2030.
Legambiente chiede al governo italiano e alle regioni di intensificare gli sforzi per ridurre l’inquinamento atmosferico, adottando misure strutturali e integrate che includono una revisione della mobilità urbana, un maggiore investimento nel trasporto pubblico locale e nelle infrastrutture per le biciclette, nonché l’elettrificazione dei veicoli. Inoltre, si sottolinea la necessità di riconsiderare il riscaldamento domestico, le pratiche industriali, agricole e zootecniche al fine di ridurre le concentrazioni di smog.
Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, aggiunge che l’accordo provvisorio raggiunto tra le istituzioni dell’UE stabilisce standard specifici per varie sostanze inquinanti, comprese le particelle fini (PM2,5 e PM10), il biossido di azoto (NO2), il biossido di zolfo (SO2), il benzo(a)pirene, l’arsenico, il piombo e il nichel. Tali standard prevedono la riduzione dei valori limite annuali per i principali inquinanti che influenzano la salute umana, come il PM2,5 e il NO2.
Tuttavia, viene evidenziata la possibilità per gli Stati membri di richiedere un rinvio dei termini per il raggiungimento dei valori limite di qualità dell’aria, entro il 31 gennaio 2029 e solo per motivi specifici e rigorosamente giustificati. Legambiente esprime la speranza che l’Italia non si affidi esclusivamente a deroghe, ma adotti invece misure concrete per affrontare l’emergenza smog che affligge ampie zone del territorio, proteggendo la salute dei cittadini dall’aria inquinata.