Con una sentenza emessa il 31 gennaio, la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) ha respinto il ricorso della britannica Symphony Environmental contro il divieto di plastica oxo-degradabile e oxo-biodegradabile contenuto nella Direttiva (UE) 2019/904 sulla riduzione degli articoli monouso in plastica (Direttiva SUP).
Symphony Environmental e Symphony Environmental Technologies, produttori e distributori di additivi oxo-biodegradabili per materie plastiche, avevano chiesto un risarcimento per i danni subiti, in quanto il divieto di immissione sul mercato della plastica oxo-degradabile è stato applicato anche alla plastica che loro definiscono “oxo-biodegradabile“.
Secondo la CGUE, il legislatore europeo non ha commesso un errore evidente nel proibire la commercializzazione di prodotti realizzati in plastica contenente un additivo pro-ossidante. Secondo gli studi scientifici disponibili al momento dell’adozione della direttiva, il livello di biodegradazione della plastica così additivata è basso o inesistente in un ambiente aperto, in discarica o nell’ambiente marino.
Inoltre, la plastica contenente un additivo pro-ossidante non è idonea al compostaggio e il suo riciclo meccanico è problematico, poiché le tecnologie disponibili non consentono di identificare la frazione contenente l’additivo pro-ossidante e di separarla dagli altri rifiuti in plastica.
La CGUE ha anche respinto la tesi che il divieto violi il principio di proporzionalità, poiché in linea con l’obiettivo della direttiva SUP di proteggere l’ambiente e la salute umana.
La sentenza della CGUE conferma il divieto di plastica oxo-degradabile e oxo-biodegradabile nell’Unione europea.