“La promozione di materie prime alternative nella legislazione Ue sugli imballaggi non dovrebbe essere limitata alle materie riciclate, ma includere anche quelle bio-based“. Questa, in estrema sintesi, la posizione di European Bioplastics, associazione europea che rappresenta la filiera delle bioplastiche, sulla revisione in corso della Direttiva su imballaggi e i rifiuti da imballaggio (PPWD), che a luglio 2022 dovrebbe concretizzarsi in una nuovo testo normativo.
L’associazione ha pubblicato un position paper indirizzato alla Commissione Ue, in cui sottolinea “il ruolo delle bioplastiche per l’innovazione e la circolarità degli imballaggi”, che attualmente rappresentano il loro principale settore di applicazione. Con la Direttiva, Bruxelles punta a garantire che “tutti gli imballaggi nell’Union Europea siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030”, in linea con il Green Deal e il piano d’azione per l’economia circolare.
“Nel rapporto sul progresso della strategia di bioeconomia dell’Ue pubblicato a giugno 2022 – scrive EB – si evidenzia che l’Europa ha una quota di mercato del 35% delle plastiche bio-based. La ricerca e l’innovazione nel settore delle bioplastiche possono sostenere la neutralità climatica mentre sostengono la leadership industriale dell’Ue. L’Europa continua a fare molto affidamento sulle risorse fossili e questo la rende vulnerabile, anche in relazione al contesto della guerra in Ucraina. La plastica biodegradabile e compostabile può aiutare l’Ue nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente e competitiva”.
Più nel concreto, nel documento l’associazione sottopone a Bruxelles un pacchetto di proposte per la revisione della Direttiva. La più importante è l’inclusione della compostabilità nella definizione di riciclabilità: “La Commissione sta cercando di fornire una definizione di ‘imballaggio riciclabile’ come ‘ciò che può essere efficacemente ed efficientemente separato dal flusso di rifiuti, raccolti, differenziati e aggregato in flussi definiti per processi di riciclo su larga scala, in modo tale che venga trasformato in una materia prima seconda, di qualità sufficiente in modo che esistano mercati finali in cui venga apprezzata come sostituto della materia vergine. Suggeriamo quindi che la definizione Ue di imballaggi riciclabili debba includere gli imballaggi compostabili, che sono progettati per biodegradarsi nel compostaggio industriale (certificato EN13432) e che attraverso il compostaggio chiudono il ciclo del carbonio come ammendante per il suolo”.
Il documento di European Bioplastics chiede inoltre di riconoscere i benefici apportati dalla plastica a base biologica nella decarbonizzazione e di incentivare l’innovazione nella bioeconomia. Un’altra proposta è poi quella di eliminare la soglia di riciclabilità del 95% nella definizione di imballaggio riciclabile, e promuovere un mercato interno per le plastiche biobased, biodegradabili e compostabili.