Cicloattivisti e ambientalisti sul decreto caro-bollette: “Gli 8 miliardi per automotive siano destinati a transizione verso mobilità a zero emissioni”

Le associazioni denunciano l’impostazione automobile-centrica e dipendente dai combustibili fossili del governo Draghi, quanto mai inappropriata anche alla luce della crisi ucraina e chiedono di dare priorità alle alternative per il settore dei trasporti

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Le 22 organizzazioni del Coordinamento Associazioni e Movimenti Cicloattivisti e Ambientalisti dicono no a quella che definiscono l’impostazione “automobile-centrica e dipendente dai combustibili fossili del governo Draghi” e chiedono che gli 8 miliardi per automotive siano destinati a transizione verso mobilità a zero emissioni. Il riferimento è all’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dello scorso 18 febbraio del decreto-legge c.d. “Caro-bollette”, all’interno del quale si prevede lo stanziamento di un miliardo di euro all’anno fino al 2030 a sostegno del settore automotive. L’impostazione del Governo è stata definita dai firmatari “quanto mai inappropriata anche alla luce della crisi ucraina”.

In risposta a quello che rischia di essere “l’ennesimo atto di greenwashing da parte del governo Draghi e dei ministri Giorgetti e Cingolani”, le associazioni ambientaliste e i movimenti per la mobilità attiva e sostenibile dichiarano quanto segue:

“Ancora una volta i ministri Giorgetti e Cingolani dimostrano di non avere ben chiaro quali dovrebbero essere le priorità dell’Italia in tema di trasporti e transizione ecologica.
L’Italia, firmataria dell’accordo di Parigi e co-host dell’ultima conferenza sul clima, non sta facendo abbastanza per ridurre rapidamente le emissioni di gas effetto serra. I fondi del PNRR per la transizione ecologica sono pochi e male allocati.  Il decreto caro-bollette risponde all’aumento dei prezzi del gas non riducendo, ma incrementando la dipendenza dell’Italia dalle fonti fossili, proprio nel momento in cui questa dipendenza ci rende geopoliticamente vulnerabili, come evidenziato dall’indisponibilità dell’Italia a sanzionare la Russia tagliando le importazioni di gas. La stessa logica sottende le misure relative al settore dei trasporti incluse nel decreto legge.  Gli 8 miliardi di euro stanziati dal decreto caro-bollette equivalgono al totale dei fondi destinati nel PNRR al settore della mobilità sostenibile: secondo un’analisi di Kyoto Club e Transport & Environment, sarebbero state necessarie risorse cinque volte maggiori. Se ci fossero ulteriori risorse da investire sui trasporti dovrebbero essere prioritariamente destinate a una profonda e rapida decarbonizzazione del settore, promuovendo modalità di trasporto che ci allontanino progressivamente dalla centralità dell’automobile e del motore endotermico: ciclabilità, pedonalità, trasporto pubblico elettrico locale su gomma e rotaia, sharing mobility elettrica.
Malgrado gli alti livelli di congestione, l’aria avvelenata delle nostre città e il budget di CO2 sforato da tempo, continuiamo a parlare di incentivi per le auto endotermiche. Il ministro Giorgetti ha dichiarato che il MISE vorrebbe far accedere agli eco-incentivi anche le auto fino a 135gCO2/km: questo vuol dire destinare i soldi dei contribuenti a tecnologie obsolete e inquinanti come le “mild hybrid” e le auto a diesel e a benzina. Se si vuole discutere seriamente di “riconversione e riqualificazione” del comparto automotive, e soprattutto di transizione ecologica, il governo italiano deve invece: 
– Aumentare in modo sostanziale gli investimenti in infrastrutture e politiche per la mobilità attiva (bici, piedi) e condivisa (TPL, sharing mobility), prima ancora di intervenire sul comparto automotive.
– Fissare come obiettivo quello di abbattere in modo rapido il tasso di motorizzazione (almeno dimezzandolo nel medio termine), accompagnando l’industria italiana verso una mobilità adatta al 21° secolo e che risponda all’emergenza climatica e a quella dell’inquinamento dell’aria.
– Destinare le risorse ora pensate per gli eco-incentivi a sostenere invece lo shift modale nelle città italiane: il governo potrebbe istituire un fondo presso il MITE o il MIMS al quale le amministrazioni comunali e regionali possano accedere per finanziare programmi di riduzione del tasso di motorizzazione. Ad esempio, incentivando chi, rottamando un’auto inquinante, la sostituisce con altro mezzo di trasporto sostenibile (cargo bike, e-bike) o accetta in cambio un pacchetto di abbonamenti pluriennali al trasporto pubblico e ai servizi di sharing per il proprio nucleo familiare.”  

I firmatari del Coordinamento Associazioni e Movimenti Cicloattivisti e Ambientalisti sono (in ordine alfabetico): Bike4City Aps; Bikeitalia.it; Bike to school Asd; Ciclostile – ciclofficina popolare del Centro Sociale Bruno di Trento; Cittadini per l’aria onlus; Clean Cities Campaign; Consulta della Mobilità Ciclistica e Moderazione del Traffico di Torino; Consulta sicurezza stradale, mobilità dolce, sostenibilità di Roma Capitale; Ecoborgo Campidoglio Aps Torino; FIAB Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta; Fondazione Michele Scarponi Onlus; Genitori AntiSmog; Greenpeace Italia; hub.MAT APS; Kyoto Club; Legambici APS, Milano; Legambiente; Massa Marmocchi – In bici a scuola Milano; Milano Bicycle Coalition ASD; Rete Vivinstrada; Salvaiciclisti-Bologna APS; Salvaiciclisti Roma – Sic Roma Aps ETS.