Audizione di Legambiente al Senato sul Decreto Salva Milano

Per l'associazione ambientalista serve una nuova strategia nazionale che coniughi sempre più adattamento climatico, efficientamento degli edifici e sistemi di mobilità. Legambiente: “No al Decreto Salva Milano, ennesima sanatoria edilizia originata dalla mancata piena attuazione del dettato costituzionale e, soprattutto, dalla mancata vigilanza sulla coerenza delle normative regionali con quelle nazionali”

Decreto Salva Milano Legambiente

Il dibattito sull’assetto urbanistico milanese assume nuove sfumature in seguito alle recenti dichiarazioni di Legambiente, intervenuta in Commissione Ambiente al Senato lo scorso 11 febbraio. L’associazione ha denunciato la strategia che intende “regolarizzare” i numerosi cantieri sorti in città, operando in base alla normativa urbanistica lombarda e al piano urbano comunale, ma in contrasto con le disposizioni dell’art. 41 quinquies della L.1150/42 e dell’art. 8 del DM 1444.

Domenico Fontana, responsabile della rigenerazione urbana per Legambiente, ha evidenziato come il Decreto Salva Milano rappresenti una nuova forma di sanatoria edilizia. Secondo Fontana, il cosiddetto “caso Milano” ha origine dalla mancata attuazione integrale del dettato costituzionale, a causa di una legge urbanistica regionale che non risulta pienamente allineata con i principi nazionali. Le modifiche apportate nel 2020 al Testo unico dell’Edilizia, che hanno ridefinito il concetto di “ristrutturazione edilizia” consentendo l’ampliamento delle cubature senza il tradizionale Permesso di costruire, hanno ulteriormente complicato il quadro.

Nonostante il DDL 1309 sia stato proposto come soluzione, Legambiente lo critica come una “interpretazione autentica” tardiva e surrettizia delle norme, che rischierebbe di eliminare la necessità di una revisione dei rapporti costituzionali tra governo del territorio, urbanistica ed edilizia. Tale approccio, sostengono, potrebbe attribuire una pericolosa primazia al settore edilizio, favorendo una rigenerazione urbana limitata alla mera somma di interventi disgiunti.

Fontana ha sottolineato l’importanza di un approccio più ampio per la città del futuro, capace di affrontare il cambiamento climatico attraverso l’efficientamento degli edifici e il miglioramento dei sistemi di mobilità. Inoltre, ha evidenziato l’urgenza di mitigare i rischi idrogeologici e gli effetti delle isole di calore, promuovendo al contempo una coesione sociale in grado di garantire servizi diffusi e accessibili, contrastando il fenomeno dell’espulsione dei soggetti più vulnerabili.

Anche Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, ha espresso preoccupazione per il modello adottato da Milano, che, interpretando in maniera permissiva la normativa regionale, ha attratto ingenti capitali per investimenti ad alto prestigio ma a costi sociali ed ambientali elevati. Secondo Meggetto, il futuro della città non può essere basato su una riduzione degli oneri finalizzata a favorire operazioni speculative; le sfide imminenti, dalla mitigazione degli effetti del clima alle esigenze di coesione sociale, richiedono investimenti pubblici strutturati e una strategia urbanistica che vada ben oltre la semplice somma di interventi edilizi.

Le critiche di Legambiente invitano le istituzioni a ripensare l’attuale assetto normativo, affinché Milano possa intraprendere un percorso di sviluppo sostenibile e integrato, in grado di rispondere efficacemente alle sfide ambientali e sociali del nostro tempo.

Il testo dell’audizione in Senato: