L’accelerazione del cambiamento climatico rappresenta una delle sfide più urgenti e complesse dei nostri tempi, aggravata da un panorama geopolitico in costante evoluzione. Come dimostrato in diverse occasioni, gli obiettivi dell’Ue in materia di clima e sicurezza energetica sono complementari. Rendere più verde l’approvvigionamento energetico è la soluzione migliore per la nostra sicurezza collettiva: nessuno può “spegnere” il vento o il sole, e l’insostenibilità dei costi ambientali, economici e sociali della crisi climatica ci impongono di abbandonare i combustibili fossili.
Così Legambiente e Kyoto Club in una nota che accompagna l’uscita di un documento programmatico in cui le due associazioni avanzano dieci proposte per il ciclo legislativo 2024-2029 dell’UE, affinché le politiche e misure future garantiscano una solida base per la decarbonizzazione del settore edilizio.
Tra i settori più inquinanti e climalteranti c’è infatti quello degli edifici: secondo le stime dell’Ue, il comparto delle costruzioni è responsabile del 40% del consumo finale di energia, produce circa il 36% dei gas serra e contribuisce per quasi la metà al particolato fine (PM2,5) totale immesso nell’atmosfera, mentre in Italia dal segmento residenziale proviene il 53% delle emissioni di PM10, dagli edifici il 18% di quelle climalteranti.
“In questo contesto, è evidente che il Parlamento e la Commissione europea, nel corso della X Legislatura, dovranno assumere una forte leadership continentale nel delineare un quadro legislativo all’avanguardia per migliorare l’efficienza e il risparmio delle costruzioni – dicono le associazioni – ridurre la povertà energetica, decarbonizzare gli impianti di riscaldamento e raffreddamento, e tagliare le emissioni lungo l’intero ciclo di vita degli edifici. Con poco più di cinque anni che ci separano dagli obiettivi per il 2030, è necessario intensificare l’azione per il clima, aumentando sia i livelli di ambizione che l’inclusività in tutti i segmenti della società, per realizzare concretamente la transizione ecologica”.
In particolare le Associazioni chiedono: di finanziare il Green Deal e stanziare fondi adeguati per politiche climaticamente ambiziose; di monitorare il recepimento e la corretta attuazione della direttiva “Case Green” in Italia e negli altri Stati membri; di approvare un ambizioso piano d’azione per sostenere il mercato delle pompe di calore; di introdurre la revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia bloccata al Parlamento europeo dalla scorsa legislatura; di aumentare l’ambizione della strategia “Renovation Wave”; di implementare politiche per favorire il risparmio energetico e di lotta alla povertà energetica; di promuovere l’edilizia sostenibile e adottare politiche di contenimento delle emissioni incorporate; di rivedere la normativa sulla progettazione eco-compatibile.
Giacomo Pellini, responsabile comunicazione di Kyoto Club: “Se nella scorsa legislatura il Green Deal è stato delineato, adesso è arrivata l’ora di finanziarlo e di portarlo a compimento. Anche la Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel discorso di presentazione della sua candidatura, ha rimarcato l’importanza di ‘mantenere la rotta’ sugli obiettivi climatici dell’Unione. La fine di questa legislatura coincide, sostanzialmente, con il termine degli obiettivi: il tempo a nostra disposizione è poco”.
Secondo Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente Onlus, “è evidente che in tema di cambiamenti climatici il non agire avrà un costo economico e sociale molto più alto degli investimenti necessari alla diffusione delle rinnovabili e alla riqualificazione energetica degli edifici. Ed è altrettanto evidente che l’emergenza climatica dovrebbe essere considerata come la priorità nelle politiche europee ma anche nazionali. Eppure, a partire da quanto accade nel nostro Paese, sembra non essere così. Oggi abbiamo bisogno di accelerare le politiche green, di aumentare il livello di coraggio e di stimolare gli Stati Membri verso l’adozione di politiche ambiziose, cambiando anche la narrazione che non può raccontare il Green Deal come pura ideologia ma come l’unica strada per rendere l’Europa competitiva rispetto ad altri Paesi che stanno investendo molte risorse”.