“L’economia del riutilizzo è storicamente innervata di solidarietà sociale, giudichiamo quindi positivamente, in linea di principio, la maggiore trasparenza delle iniziative solidali prevista dal recente disegno di legge Ferragni licenziato dal Consiglio dei Ministri”. Così Alessandro Stillo, presidente di Rete ONU, rete che raccoglie gli operatori dell’usato italiani, commenta l’ultimo ddl varato dal governo. “La dimensione solidale del nostro settore spazia dagli enti solidali che ricevono abiti e altri beni usati in donazione, alle imprese e società benefit che destinano parte dei propri ricavi a progetti sociali in Italia e all’estero fino alle cooperative sociali che impiegano soggetti svantaggiati. L’economia del riuso è anche occasione di autopromozione sociale per le decine di migliaia di soggetti vulnerabili che lavorano nei mercati delle pulci. Mettere in luce i risultati solidali e sociali di questo immenso lavoro è un vantaggio per tutti”.
“Sono diversi anni che Rete ONU chiede una maggiore trasparenza nella rendicontazione della solidarietà – spiega Alessandro Giuliani, portavoce di Rete ONU – perché chi realmente produce risultati sociali subisce quotidianamente la concorrenza sleale di chi fa della solidarietà solo un fatto di comunicazione, ovvero un modo di ottenere vantaggi commerciali grazie a strategie di marketing non del tutto trasparenti. Siamo quindi d’accordo in linea di principio con il Ddl Ferragni”.
Aleramo Virgili, rappresentante del comparto soggetti vulnerabili di Rete ONU conclude: “Avvieremo una discussione interna tra tutti i comparti del settore del riutilizzo per capire come e in che modo possiamo offrire un contributo per un eventuale miglioramento del Ddl Ferragni, per fare in modo che le misure di trasparenza siano concrete ed efficaci e che non si creino spirali burocratiche controproducenti. Bisogna fare in modo che le buone pratiche, quando sono autentiche, abbiano maggiori chance di essere sostenute”.