Dazi americani, associazioni a Meloni: “Impossibile tamponare coi soldi per la transizione verde”

Le associazioni ambientaliste italiane lanciano un avvertimento al governo Meloni, dopo che l'esecutivo ha annunciato lo stanziamento di fondi per attenuare l’impatto dei dazi americani sulle imprese italiane: "Assolutamente da escludere che parte dei soldi possano essere reperiti usando tutto il plafond a disposizione, peraltro nell’arco di sei anni, del Social Climate Fund, un fondo che ancora non è disponibile e che ha lo scopo di minimizzare l’impatto della transizione verde sulle fasce più povere e vulnerabili della popolazione"

Fondo Sociale Clima dazi

Le associazioni ambientaliste italiane lanciano un avvertimento al governo Meloni, dopo che l’esecutivo ha annunciato lo stanziamento di fondi per attenuare l’impatto dei dazi americani sulle imprese italiane. Secondo WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club, Transport&Environment, CGIL, Forum Diseguaglianze e Diversità, Mira Network, Clean Cities “è assolutamente da escludere che parte dei soldi possano essere reperiti usando tutto il plafond a disposizione, peraltro nell’arco di sei anni, del Social Climate Fund, un fondo che ancora non è disponibile e che verrà finanziato per lo più dai proventi della vendita delle quote di emissioni derivanti dalla combustione di carburanti negli edifici, nel trasporto su strada e in altri settori, il cosiddetto ETS2, e che ha lo scopo di minimizzare l’impatto della transizione verde sulle fasce più povere e vulnerabili della popolazione”.  

Usare quei fondi per fini diversi non è possibile – proseguono le associazioni ambientaliste – tanto più che modalità e destinazioni devono essere preventivamente concordate con la Commissione Europea attraverso un Piano da presentare entro giugno di quest’anno. Del tutto fuori luogo, poi, impiegarli per far fronte a un’emergenza, quindi per interventi immediati. Insomma, al Ministero dell’Economia e delle Finanze forse non sanno cosa è il Social Climate Fund o fingono di non saperlo. Visto che avevano inserito il Fondo Sociale per il Clima anche nel Decreto Bollette, pur non potendolo usare nemmeno per quello scopo. Insomma, sempre gli stessi soldi che in realtà non possono usare”.

Ancora: “Pare quasi che al MEF siano più preoccupati di impedire le misure per garantire la transizione verde anche ai più vulnerabili che di reperire fondi effettivamente esistenti e disponibili”. 

Il Fondo Sociale per il Clima ha lo scopo di sostenere una transizione equa verso la neutralità climatica, contribuendo ad alleviare gli impatti sociali ed economici dell’ETS2 ed è destinato ai gruppi vulnerabili, come le famiglie in condizioni di povertà energetica o di trasporto, perché siano direttamente sostenuti e non lasciati indietro nella transizione verde.

Gli Stati della UE possono utilizzare il Fondo per sostenere misure strutturali e investimenti nell’efficienza energetica e nella ristrutturazione di edifici, nel riscaldamento e raffreddamento puliti e nell’integrazione delle energie rinnovabili, nonché in soluzioni di mobilità a zero e basse emissioni. Tali scopi, a parere delle organizzazioni firmatarie del comunicato, devono essere tenuti in conto anche nelle misure di sostegno al reddito (sempre dei più poveri) che non possono superare comunque il 37,5% dell’ammontare disponibile.

WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club, Transport&Environment, CGIL, Forum Diseguaglianze e Diversità, Mira Network, Clean Cities invitano il governo “a considerare che la transizione verde offre soluzioni strutturali per affrontare le crisi in atto, non solo quella climatica, ma per esempio anche quella energetica. Sarebbe dunque miope e ideologico (questo sì) continuare a cercare di minarla, facendo anche gli interessi di chi vuole che l’Italia continui a dipendere dai combustibili fossili. E comunque, è improponibile e poco dignitoso continuare a cercare di usare soldi che a quanto ci consta, e secondo le regole che hanno accettato, non si possono usare per far fronte ad altre emergenze. Forse si dovrebbe guardare ad altre spese da eliminare, per esempio quelle destinate a infrastrutture inutili”.

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