In Piemonte ci sono diciannove treni, costati oltre 130 milioni di euro, perfettamente funzionanti ma fermi e abbandonati da circa vent’anni. Una vicenda di cattiva gestione e di sperpero di risorse, emblematica dei problemi che sta affrontando da tempo il trasporto pubblico italiano. Riceviamo e pubblichiamo a questo proposito una nota del presidente dell’Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti, Dario Balotta.
In questi giorni sono tante le proteste che si levano dai comitati pendolari di tutta Italia. Mancano treni, macchinisti, operai, pessima e burocratica la catena di comando di Trenitalia. Anche la rete, gestita da RFI, non brilla, con i quotidiani guasti agli apparati (segnali, scambi ecc.), a cui si aggiungono numerosi rallentamenti e interruzioni di pezzi o di intere tratte per i lavori di raddoppio, di elettrificazione e quelli della scarsa manutenzione.
Dalla Toscana alla Sicilia, dal Lazio alla Calabria, dal Veneto alla Liguria, i servizi stanno mostrando la corda con ritardi record, cancellazioni e percentuali di puntualità che non arrivano al 90%. Grazie anche a treni vecchi che si guastano in linea durante i loro tragitti. Il trasporto regionale, gestito da Trenitalia, ed in Lombardia con Trenord, non fa eccezioni. L’azienda monopolista arranca anche perché privilegia la gestione dell’Alta velocità in Italia in Spagna e in Francia. Le Regioni invece, pur pagando “salati” corrispettivi, si accontentano di quel poco che “passa il convento”. E così siamo il fanalino di coda tra i maggiori Paesi europei, tant’è vero che i passeggeri persi durante il Covid non sono ancora stati recuperati, nonostante l’alta spesa pubblica.
In tutto questo, ha suscitato enorme sorpresa la notizia di questi giorni che 19 treni “Minuetto” semi nuovi, adatti per il trasporto pendolari, sono rimasti fermi da anni in alcuni depositi del Piemonte. Essi erano gestiti da GTT, l’azienda torinese dei trasporti, e venivano usati sulle 8 linee che collegano Torino con la sua area metropolitana (valli di Lanzo e del Canavese, valle di Susa, Pinerolo, Alba, Bra, Fossano, Asti e Chivasso). Treni acquistati dalla Regione per una spesa di 133 milioni di euro e ceduti a GTT. Nell’aprile del 2019 GTT, insieme ad Arriva (di proprietà delle ferrovie statali tedesche), inspiegabilmente non ha partecipato alla gara, pur avendo, in sede di dialogo competitivo, investito assieme al partner Arriva 1,5 milioni per predisporre il progetto. E di conseguenza la gara, indetta dall’Agenzia della mobilità regionale per la gestione del nodo ferroviario di Torino, va a Trenitalia. Si tratta di numeri importanti: 6,2 milioni di treni chilometri, circa 18 milioni di passeggeri all’anno, 350 collegamenti giornalieri tra Torino e l’area metropolitana, per un contratto da 88 milioni.
Il problema è che Trenitalia non ha voluto prendersi i treni di GTT. Logica vorrebbe che GTT vendesse o affittasse con un bando europeo ad altre compagnie ferroviarie i 19 treni restati inutilizzati. I treni usati revampizzati sarebbero una manna per i territori che si vedono gestire i servizi ancora con le vecchie Ale 582 di oltre 30 anni o con treni diesel. Si sarebbe creato un mercato secondario che avrebbe fatto molto bene alla concorrenza, evitando l’inaccettabile situazione di 19 treni fermi. Oramai anche abbandonati all’incuria e vandalizzati. Il Minuetto, disegnato da Giugiaro e prodotto dalla Alstom, è lungo 52 metri ed è dotato di 122 posti a sedere di seconda classe e 24 di prima classe, più 200 in piedi. La versione elettrica è stata omologata per 160 km/h.
Dario Balotta, presidente Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti