Sono Daniela Alfonzi, ho 64 anni e da 30 sono una militante di Rifondazione Comunista; ho avuto esperienze istituzionali prima nel Consiglio di Circoscrizione alla 6, più di 25 anni fa, poi in Consiglio comunale nella consiliatura del secondo Castellani, successivamente ho fatto la senatrice nell’ultimo Governo Prodi e ancora negli ultimi cinque anni ho fatto la consigliera nella Circoscrizione 3. In queste elezioni comunali sono candidata nella lista Sinistra in Comune sia per il Consiglio comunale, sia come candidata Presidente nella Circoscrizione 3.
Sono in pensione da un paio di anni, ho lavorato nell’allora Provincia di Torino, ora Città Metropolitana, come bidella, poi come educatrice socio e da ultimo come funzionaria sempre nell’ambito delle politiche sociali con particolare riferimento al contrasto della vulnerabilità sociale e della povertà e al contrasto alle discriminazioni. Sono iscritta allo Spi-Cgil e partecipo al Coordinamento donne; come rappresentante del Coordinamento provinciale delle Banche del Tempo partecipo alla Consulta Femminile Comunale. Sono socia di un Circolo Arci, La Poderosa, partecipo ad un collettivo informale che si occupa di immigrazione, di aiuti ai profughi in Grecia, a quelli della rotta balcanica, ai transitanti verso il confine con la Francia da Oulx, all’opposizione al CPR. Sono iscritta al Circolo Maurice, all’Associazione Italia-Cuba e con gran piacere partecipo ad un gruppo informale di lettura e scambio libri di donne.
Sono candidata nella lista Sinistra in Comune perché non sono rassegnata alla mancanza di alternative necessariamente radicali a questa società dello sfruttamento e dell’ingiustizia che dissipa l’umano e devasta l’ambiente naturale, perché trovo intollerabili le politiche che negli ultimi 30 anni con una tenacia e una strategia inesorabili stanno distruggendo le basi del vivere sociale, privano il Pubblico di risorse economiche e privilegiano il profitto dei privati, dall’urbanistica alla sanità, dai servizi educativi ai luoghi di aggregazione e tempo libero, escludono da un minimo sostegno al reddito una larga fascia di popolazione, in particolare gli e le immigrat*, non generano lavoro buono e stabile e privatizzano quanto più possibile.