“Sono troppo poche le persone consapevoli che nel sottile strato di suolo sotto i nostri piedi giace il nostro futuro”. Comincia con un messaggio di forte senso evocativo la comunicazione rilasciata oggi dalla Commissione Europea, che rende pubblica la strategia europea sul suolo al 2030, parte integrante del Green Deal.
Il titolo della strategia (Raccogliere i frutti dei suoli sani per le persone, il cibo, la natura e il clima) è già un programma se confrontato con la situazione critica che viene invece descritta subito dopo: secondo la Commissione Europea tra il 60 e il 70% dei suoli europei versa in un cattivo stato di salute o affronta una condizione di degrado o perfino di desertificazione, e qualcosa come un miliardo di tonnellate di suolo si perdono ogni anno a causa dell’erosione, in gran parte dovuta a pratiche agricole intensive. Inoltre ogni anno l’Europa cementifica suoli per una superficie pari a 40.000 ettari. Un dato inaccettabile anche alla luce del cattivo uso che viene fatto delle superfici già impermeabilizzate: a fronte di enormi aree dismesse, spesso legate alla storia industriale del nostro continente, solo il 13,5% degli interventi di nuovo sviluppo urbano riguarda la riabilitazione di queste aree: la rigenerazione urbana, non solo in Italia, continua ad essere uno slogan.
La strategia europea vuole mettere fine a questo stato di cose, aderendo alle sfide globali, come quella dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che nel suo SDG 15 fissa il target ‘fermare e invertire il degrado dei suoli’. E ci sono ottime ragioni, anche economiche, per impegnarsi su questo fronte: i soli terreni agricoli europei producono ogni anno servizi ecosistemici per un valore quantificato in 76 miliardi di euro inclusa ovviamente la produzione di materie prime, alimentari e non solo.
“Sebbene la strategia europea non contenga misure vincolanti per i Paesi Membri, siamo però molto soddisfatti del livello di ambizione degli obiettivi fissati dalla Commissione, e in particolare dell’impegno a presentare, entro il 2023, il testo di una legge europea sul suolo. Si tratta di una sfida storica, da tempo attesa e su cui la nostra associazione si è già impegnata promuovendo la petizione europea People4soil, che nel 2017 aveva raccolto 230.000 firme di sostegno. Impegno che prosegue oggi con le attività di advocacy previste dal progetto europeo Soil4Life di cui siamo coordinatori”, dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.
Nonostante il forte impegno della Commissione, che fa seguito a un esplicito pronunciamento del Parlamento Europeo votato a larga maggioranza lo scorso aprile, la sfida di una Direttiva Europea sul suolo non sarà una passeggiata: gli ostacoli sono infatti rappresentati dall’aperta ostilità di alcuni Stati Membri ad una normativa vincolante sulla protezione del suolo, una opposizione che, già in passato ha costretto la Commissione a ritornare sui suoi passi.
Il fatto nuovo è che questa volta in seno agli Stati Membri si va delineando un fronte favorevole, palesatosi con una lettera inviata ai Commissari Europei dai Ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura di Portogallo, Belgio, Spagna, Cipro, Lituania, Lettonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia. Sorprendentemente, nell’elenco dei firmatari non figura l’Italia, che pure è un Paese che ha messo la tutela del suolo nell’elenco delle riforme essenziali del suo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
“La partita della protezione dei suoli sotto l’ombrello di una direttiva europea ora si gioca soprattutto nella dialettica tra gli Stati Membri – ha aggiunto Stefano Ciafani – e l’Italia può e deve fare la sua parte, sostenendo la road map proposta dalla Commissione. Ormai tutte le evidenze scientifiche depongono per la necessità di uno sforzo condiviso per contrastare il degrado dei suoli, che pare destinato ad aggravarsi per gli effetti dei cambiamenti climatici”.