Dal primo gennaio 2021 il Cipe ha cambiato nome in Cipess, ovvero Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile. Una novità che porterà l’organo collegiale, istituito nel 1967, a dare priorità negli investimenti pubblici agli obiettivi dell’Agenda 2030 e a quelli della Strategia nazionale sullo sviluppo sostenibile, “nel rispetto del benessere dell’umanità e delle risorse naturali”. La doppia “s”, aggiunta con la legge di conversione del Decreto Clima nel 2019, riguarda quindi il merito delle modalità decisionali del Comitato e rappresenterebbe un’opportunità anche per gli investimenti nel settore dei rifiuti.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha sottolineato che “non si tratta di un mero cambio nominalistico ma di un cambiamento sostanziale, che segna il passaggio verso un’economia diversa, orientata alla transizione ecologica e alla sostenibilità”. Il Cipess delibererà dunque in linea con gli obiettivi internazionali ed europei che l’Italia dovrà perseguire per la decarbonizzazione, nello sviluppo dell’economia circolare e nella lotta ai cambiamenti climatici. Ma orienterà anche gli investimenti privati emanando “Atti di indirizzo” sui “clean investment” che potranno accedere ai finanziamenti e alle garanzie statali.
In che modo questo cambiamento inciderà sul ruolo e sul funzionamento del Comitato, che nella programmazione economica del nostro paese dovrà includere i 17 Sustainable Development Goals (sdgs) – approvati con una risoluzione adottata nel 2015 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite? Ne abbiamo parlato con Maria Elena Camarda, dirigente della presidenza del Consiglio che attualmente coordina il nucleo di valutazione degli investimenti pubblici – struttura tecnica del dipartimento per la programmazione economica – a supporto del Cipess. Camarda ci dice che questa trasformazione “risponde alla necessità di dare seguito alla svolta ecologica ed energetica orientando gli investimenti pubblici e privati alla sostenibilità, in coerenza con gli impegni europei e internazionali che il nostro Paese ha sottoscritto. E’ dunque fondamentale classificare gli investimenti e distinguere quelli sostenibili. Adesso la direzione che viene dall’Unione europea è quella di ingegnerizzare il più possibile i percorsi decisionali in ambito ambientale in modo da riconoscere e potenziare gli investimenti sostenibili, definendoli in maniera univoca. Questo significa smascherare quei progetti che di fatto non sono sostenibili, evitando quindi il “green washing”.
E per sgomberare il campo a quello che è veramente sostenibile – precisa Camarda – il regolamento unionale 852/2020 individua sei obiettivi ambientali che le attività economiche devono perseguire e il Cipess dovrà tenerne conto per valutare l’impatto ambientale di un’iniziativa. Secondo me questa è una svolta importante perché dà certezza e orienta anche gli investimenti privati.”
I sei obiettivi ambientali fissati dal legislatore europeo fanno riferimento ai cambiamenti climatici (mitigazione e adattamento), all’uso sostenibile e alla protezione delle acque e delle risorse marine, alla transizione verso l’economia circolare, alla prevenzione e alla riduzione delle dell’inquinamento oltre che alla protezione e al ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Su come il Cipess stia lavorando per integrarli nella programmazione economica del nostro Paese Camardaprecisa che”il nucleo di valutazione degli investimenti, che coordino, è stato investito dallo sviluppo di strumenti metodologici e procedurali per attivare questo percorso. Non si diventa altro dall’oggi al domani, soprattutto quando si tratta di trasformazioni complesse come questa. L’adeguamento – continua – richiede nuovi strumenti e procedure di cui il Comitato dovrà dotarsi per deliberare in maniera coerente con la nuova funzione. Per aggiornare i criteri di valutazione stiamo predisponendo una griglia con degli indicatori“.
“Il Cipess può deliberare su un’autostrada oppure su un piano programmatico, sulla ricerca come sul fondo sanitario nazionale – spiega Camarda – Questo significa che le delibere possono essere complesse e con molte articolazioni, oppure possono riguardare singoli interventi. Bisogna calibrare la valutazione su livelli diversi e per questo stiamo cercando di classificare a priori le tipologie di proposte che potrebbero arrivare al Comitato in modo da individuare per ognuna di esse un set di indicatori da cui attingere. Stiamo parlando ancora in via ipotetica perché non abbiamo esperienze concrete per sapere quello che accadrà. Ma sappiamo quali sono gli obiettivi internazionali ed europei che l’Italia dovrà perseguire. Per esempio il Piano climatico europeo con la riduzione del 55 % delle emissioni al 2030, il Green deal con gli obiettivi sull’economia circolare”.
“Il modello decisionale del Cipess – ipotizza la dirigente – cambierà gradualmente e non potrà non tenere conto delle politiche complessive sulla cui valutazione, circa la sostenibilità, decidono i Ministeri e il Governo. In ipotesi, potrebbero essere deliberati positivamente investimenti che di per sé non sono integralmente sostenibili ma si inseriscono in una cornice di policy che invece lo è“. La realizzazione di un’autostrada è un esempio calzante, poichè “richiede la valutazione di una serie di indicatori e tra questi le immissioni, il disboscamento, l’uso di suolo il riciclo dei materiali provenienti dai lavori, la sicurezza e anche aspetti sociali. La valutazione di sostenibilità si inserisce dunque nelle politiche sulla mobilità nazionale oppure europea. Ed è in quelle sedi che occorrerà fare una valutazione complessiva con la previsione di interventi compensativi come per esempio la riforestazione che va a compensare le emissioni di Co2.”
Per quanto riguarda il ruolo del Cipess di orientamento degli investimenti privati, Camarda ricorda che oggi per esempio “i progetti di investimento privato possono accedere alle garanzie pubbliche se sono valutati sostenibili sulla base di un set di criteri contenuti negli Atti di indirizzo del Comitato. E’ un cambiamento sostanziale. Se prima prevaleva un approccio più discrezionale adesso invece ci sono indicatori precisi. Se si tratta di investimenti nel settore dei rifiuti gli indicatori di cui si dovrà tenere conto nella valutazione riguardano il riutilizzo delle materie prime, il quantitativo di rifiuti riciclabili. E’ un’opportunità anche per il meridione d’Italia, un’area in cui bisogna aumentare gli investimenti per la sostenibilità se si vogliono raggiungere gli obiettivi del Green deal. Tra l’altro la politica di coesione nazionale con il nuovo ciclo 2021-2027 in partenza, su cui delibera il Cipess, per buona parte sarà destinata alla politica sui rifiuti e in generale alla politica di rafforzamento dell’economia circolare”.
Sulla quantificazione di questo nuovo metodo per valutare gli investimenti la dirigente sottolinea che “Si tratta di una nuova sfida e di una grande opportunità, dicevo prima, una grande scommessa sulla transizione degli investimenti verso la sostenibilità, verso un’economia rigenerativa, rispettosa dell’ambiente. In concreto significa che per esempio il 37% dei fondi a disposizione del Pnnr dovrà interessare questa transizione.”
Quale sarà il prossimo passo del Comitato? Camarda ci dice che nell’agenda del Cipess per il prossimo futuro c’è una delibera sugli indicatori per classificare le iniziative private che vogliano accedere a una certificazione di sostenibilità ambientale (in attuazione di una norma prevista dalla legge di bilancio) che potrebbe portare alla creazione di un albo dei “clean investment” per accedere ai finanziamenti e alle garanzie pubblici.”