“Cambiare padrone non risolve la mancata autonomia energetica del nostro paese!” Si può riassumere con questo monito il pensiero di Legambiente circa la proposta avanzata dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, di candidare la Puglia, e in particolare i porti di Brindisi e Taranto, ad ospitare dal 2023 una nave per la rigassificazione del gas liquido, cosiddetta Fsru (floating storage and regasification units).
L’associazione è nettamente contraria e spiega perché in una nota: “In queste settimane di guerra in Ucraina è apparsa, evidente, tutta la fragilità del sistema di approvvigionamento energetico dell’Europa e in particolare dell’Italia. La morsa del gas russo e la necessità strategica e politica di sganciarsi dalle fonti prodotte da Mosca, hanno aperto una discussione sulle alternative che appare urgente e in qualche modo in ritardo rispetto alle esigenze del paese. Purtroppo il Governo italiano non sembra aver compreso la lezione che viene dalla speculazione sui combustibili fossili ed in particolare da quella che il ministro della Transizione Ecologica Cingolani ha chiamato ‘colossale truffa’ con riferimento al gas russo, fonte principale di quel miliardo di euro che l’Unione Europea versa al giorno ai russi e che alimenta la criminale invasione dell’Ucraina. Proprio in queste ore il presidente Draghi e il ministro Di Maio sono volati in Algeria per chiedere altri 10 miliardi di metri cubi di gas proprio per diversificare l’approvvigionamento dalla Russia. Non dimentichiamo, inoltre, come i rigassificatori già presenti in Italia non sono neanche sfruttati nel pieno delle loro capacità, per cui che si possa giustificare la scelta di averne altri”.
“Il problema infatti non è come sostituire, peraltro parzialmente, il gas russo (29 mld di metri cubi in Italia) – ha sottolineato Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – ma finalmente investire realmente sulle fonti rinnovabili, cosa che, se fosse avvenuta in questo decennio realizzando impianti per 8 GW all’anno e non per il misero 0,8 GW attuali, avrebbe portato l’Italia non semplicemente a liberarsi dal gas russo, ma a costruire una vera indipendenza energetica”.
“Elettricità futura – aggiunge Ronzulli – importante organizzazione di Confindustria nazionale, afferma con forza che ha la possibilità di realizzare impianti da fonti rinnovabili per 20 GW all’anno in corrispondenza tagliando il consumo di gas di 15 miliardi di metri cubi all’anno, ciò che annullerebbe in due anni la dipendenza dal gas russo. Il Governo preferisce invece ‘affittare’ navi galleggianti che rigassifichino a bordo, pagare circa 500 milioni per ogni nave e assumersi i costi di GNL degli Stati Uniti, del suo trasporto e dell’ormeggio della nave rigassificatrice. Così come dei rischi sugli e effetti ambientali e dei rischi di incidente rilevante”.
Inoltre “il Ministro dimentica che il collegamento alla rete SNAM richiede una condotta subacquea che, per ragioni di sicurezza, deve essere stabilizzata dalla nave all’inserimento in rete sul fondo del mare interessato, ragione per cui suscita profonda perplessità la superficialità con cui si parla di ormeggio e disormeggio come se fossimo in una stazione di servizio con una pompa di carburante”.
“A tutto questo va sottolineato come queste ‘soluzioni’ entrerebbero in funzione nel 2023, per cui non sono neanche una soluzione immediata, – continua Ronzulli – per non dimenticare i costi esorbitanti di realizzazione e mantenimento. Questo vorrebbe dire solo adottare una linea in cui si cambia solo ‘padrone’ e dipendenza! Ricordiamo a chi non conosce i fatti o vuole dimenticarli che il rigassificatore a Brindisi o a Taranto non è stato realizzato per la ferma opposizione della popolazione locale, ma anche perché la magistratura ha individuato reati gravissimi di corruzione e di violazione di norme ambientali e della navigazione che hanno portato a successive condanne”.
“Si parla di occasioni di sviluppo per queste realtà, incredibilmente legandolo alla realizzazione di una nave rigassificatrice galleggiante ormeggiata nei pressi dei porti. Il vero ed unico riscatto per Brindisi e Taranto, ma anche per tutta la Puglia, devastate da una industrializzazione ad altissimo impatto ambientale e sanitario, è legato a produzioni industriali green ed a poli energetici che guardano solo nella direzione di un #FUTURORINNOVABILE!”