La crisi climatica ormai è cronaca e nessuno si può sentire al sicuro. Se ancora qualcuno stentava a crederci, ci ha pensato la terribile estate appena trascorsa a mostrarglielo, senza mezzi termini. Temperature record in Artico, ondate di calore devastanti in Siberia, alluvioni violente in Cina, India, Germania e Belgio; per non parlare degli incendi che hanno devastato il bacino del Mediterraneo e delle siccità gravi e prolungate in diverse aree del globo. Questi eventi meteorologici estremi in pochi attimi si sono portati via vite umane e animali, devastando territori naturali e centri urbani. La crisi climatica non conosce differenze, riguarda ognuno di noi e non possiamo stare fermi a guardare mentre tutto quello che abbiamo scompare.
Per questo, proprio nell’anno chiave degli impegni internazionali per il clima, il WWF ha deciso di creare il Climate Crisis Fund. Un grande fondo del WWF nato per contrastare la crisi climatica con azioni concrete in quattro principali e diverse aree di intervento, che vanno dall’Amazzoni all’Artico.
Proteggere l’Amazzonia
La prima azione riguarda proprio la tutela del polmone verde della Terra, la foresta amazzonica, che assorbe carbonio dall’atmosfera giocando un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico. Deforestazione e incendi, però, ogni minuto ci stanno portando via un territorio di Amazzonia equivalente a 27 campi di calcio. Attraverso il Climate Crisis Fund, il WWF fornirà alle comunità locali formazione e attrezzature – come droni- per sorvegliare questo habitat. Il fondo permetterà poi di continuare a lavorare per contrastare attivamente incendi e deforestazione, agendo sulle cause e limitandone gli impatti.
Ripristinare gli habitat
Ricostruire, rigenerare, riportare alla natura è la seconda azione del fondo per il Clima. Una corretta gestione degli ecosistemi, la nostra miglior difesa naturale contro l’impatto del cambiamento climatico, potrebbe far risparmiare ogni anno l’equivalente delle emissioni attuali degli Stati Uniti e dell’Unione europea insieme.
In Italia, Il WWF opera per la rinaturazione delle sue 100 Oasi e di un ampio tratto del fiume Po, attraverso la riduzione del rischio idrologico, la depurazione dell’acqua, il controllo dell’erosione, il recupero del fiume come importante corridoio ecologico. Il Climate Crisis Fund può diventare una risorsa cruciale anche per il nostro Paese.
Salvaguardare le regioni polari
L’Artico si sta riscaldando a una velocità più che doppia rispetto alla media globale, con conseguenze devastanti per il pianeta. Il WWF promuove la ricerca sugli impatti della crisi climatica su questa regione, con l’obiettivo di trovare soluzioni per affrontare il cambiamento. Fra le attività lo studio degli ecosistemi e dei loro abitanti e il sostegno ai progetti di ricerca sugli orsi polari, per capire meglio le loro necessità, indagare i problemi di sopravvivenza dei cuccioli, e costruire piani di gestione che ne consentano la salvaguardia.
Coinvolgere nella lotta governi e istituzioni
Siamo le ultime generazioni che nei prossimi pochi anni possono ancora fermare gli effetti più devastanti del cambiamento climatico, ma ognuno di noi non può agire da solo. Per questo è necessario continuare con forza a coinvolgere ed esigere da governi, aziende e istituzioni che accelerino la riduzione delle emissioni, la dismissione dei combustibili fossili, l’impiego di energie rinnovabili, la disseminazione di buone pratiche. Il Climate Crisis Fund del WWF servirà anche a questo.
Gli appuntamenti dei leader globali sono alle porte, a cominciare dagli incontri di Milano della Youth COP e della Pre-COP di fine mese, per passare al G20 previsto a Roma ad ottobre, in vista della COP26 di novembre a Glasgow. Queste sono le occasioni in cui si dimostrerà la credibilità di istituzioni e leader e il loro reale impegno sulla tutela di un futuro di benessere per l’umanità. Solo se sapremo cogliere le sfide che il cambiamento climatico ci pone di fronte, potremo sperare di vivere in un mondo sano, equo e giusto: il futuro passa da tutti noi.