Nel pomeriggio di martedì 3 settembre Roma è stata colpita da un violento downburst che ha causato allagamenti e crolli di alberi in diverse zone della città, in particolare nei Municipi I, V, VI e XV. Sono caduti sul centro storico più di 80 mm di pioggia per mq, la stessa quantità che cade mediamente in un intero mese autunnale. A seguito di una riunione di coordinamento in Campidoglio, il sindaco Roberto Gualtieri ha parlato apertamente di crisi climatica, dichiarando come:
“Risulta sempre più evidente che il tema dei mutamenti climatici e del loro impatto sulla nostra vita è ormai ineludibile per tutti. Noi lo stiamo affrontando con serietà e decisione, a partire dal nostro piano di adattamento climatico e alle numerose azioni che esso ha individuato e che abbiamo avviato come l’aumento della portata delle condotte fognarie ed è bene che maturi una diffusa consapevolezza che nulla sarà come prima”.
Intercettato da Eco dalle Città, il presidente di Legambiente Lazio Roberto Sacchi ha commentato le parole del sindaco Gualtieri, dichiarando che: “Non ha tutti i torti nel sostenere quanto sia sempre più evidente l’impossibilità di sfuggire ai mutamenti climatici e ai loro impatti sulla vita, soprattutto nelle grandi città come Roma, dove ad ogni evento climatico estremo e sempre più consueto, aumentano le interruzioni di servizi pubblici per la mobilità, cadono centinaia di alberi, franano strade, si allagano quartieri e aumenta il rischio per le persone che vivono in aree a maggior pericolosità idrogeologica, e a Roma sono oltre 100.000 cittadini”.
“Preoccuparsi però di raddoppiare l’efficacia delle caditoie e condurre politiche di rafforzamento e cura del verde urbano è urgentissimo ma non sufficiente – continua Sacchi -. Nella Capitale c’è necessità di contrastare la crisi climatica attraverso misure decisive per ridurre le emissioni. La realizzazione di un inceneritore va, in tal senso, nella direzione sbagliata, con la termovalorizzazione infatti le emissioni sarebbero concentrate e sempre molto pesanti, al contrario della riduzione drastica che arriverebbe grazie alla diffusione di impianti dell’economia circolare”.
“Sono poi fondamentali anche altre scelte: se nelle prossime settimane andrà o meno a regime la fascia verde e congestion charge, generando una vasta area a basse emissioni, sarà veramente determinante: il sindaco avrà l’occasione per cambiare volto in positivo alla città e concretizzare politiche forti e di salvaguardia per la salute e l’ambiente, insieme a contrastare, da Roma la febbre del pianeta, facendo marciare insieme l’adattamento del territorio alle nuove condizioni meteoriche estreme, con l’abbattimento dell’inquinamento che continua a generare questi fenomeni”, conclude Sacchi.
Ad Eco dalle Città, poi, Simona Abbate, Campaigner Clima & Energia di Greenpeace Italia ha dichiarato:
“Eventi climatici estremi, come dice il sindaco Gualtieri, saranno sempre più frequenti, ma evita di ricordare chi sono i responsabili di questi fenomeni ovvero i combustibili fossili e quindi le industrie come ENI che continuano a puntare sulla estrazione di gas e petrolio. È giusto prepararsi con i piani di adattamento, ma si deve iniziare seriamente a parlare di transizione energetica, investire in fonti rinnovabili in trasporti sostenibili ed ecologici”.
Abbate parla anche dell’ultimo studio pubblicato il 4 settembre di WWA (World Weather Attribution), riportando come: “I cambiamenti climatici con i conseguenti fenomeni estremi sono e saranno sempre più concreti, lo dimostra anche l’ultimo studio di WWA che afferma come i cambiamenti climatici di origine antropica hanno aumentato del 50% la probabilità di carenze idriche in Sardegna e Sicilia, e lo dimostrano le ondate di calore di questa estate. Analizzando i dati di luglio 2023 (più fresco di questa estate 2024) a Roma il 92,9% della popolazione è stata sottoposta a temperature delle superfici uguali o superiori ai 40 °C. Eventi estremi come quelli che stiamo vivendo colpiscono le persone mentre l’industria fossile continua a accumulare profitti invece di pagare i costi della crisi climatica che sta alimentando”.
“La soluzione c’è, è praticabile, serve che la politica prenda decisioni coraggiose e punti sulla transizione energetica”, conclude Simona Abbate.