In attesa che l’Istituto Superiore di Sanità modifichi le indicazioni, la faccenda della sospensione della raccolta differenziata per i contagiati dal Covid rimane aperta. I casi sono diversi a seconda dei comuni e delle rispettive aziende rifiuti: in alcuni la sospensione vale per tutti coloro che sono in isolamento anche precauzionale, in altri vale solo per chi è effettivamente positivo. Ma l’elemento che fa la differenza – e che provoca anche notevoli problemi, costi, disagi – è che alcuni hanno predisposto una raccolta speciale per i rifiuti dei contagiati, come se fossero “ospedalieri”.
In questi giorni in Sicilia è in corso un braccio di ferro politico e amministrativo proprio su questo. La Regione aveva scaricato sui Comuni l’onere di commissionare dei servizi aggiuntivi di raccolta, ma questi non riuscendo di fatto a sostenerli stanno scaricando il barile alle Asl, cioè nuovamente alla Regione. Tuttavia nessuno ha provato a mettere in discussione la premessa: e cioè che i rifiuti dei contagiati da Covid raccolti in maniera normalmente differenziata possano contagiare qualcuno.
Un recente rapporto dell’Inail ha classificato la casistica dei contagi sui luoghi di lavoro: la gestione dei rifiuti non viene neanche citata. Difatti, da questo punto di vista è sicura, perché oggetto di particolare attenzione da sempre e perché la tempistica del conferimento e del ritiro dei rifiuti costituisce, di per sé, una quarantena rispetto al già bassissimo rischio di infettarsi da parte degli operatori ecologici.
Tra l’altro le indicazioni “anti-raccolta” italiane, contrarie a quanto prevede l’Europa, non costituiscono una norma vera e propria, o almeno noi non l’abbiamo riscontrata come tale: non sono previsti, infatti, controlli e sanzioni. Non ci sembra citata nei Dpcm, né nelle leggi sui rifiuti e soprattutto non se ne parla praticamente mai. Neppure quando vengono riepilogate tutte le prescrizioni o le raccomandazioni sanitarie contro il contagio.
Eppure non è una disposizione passata del tutto inosservata, anzi sembra che abbia inciso sulle quantità. Sappiamo infatti che nel 2020 (dati completi e verificati, rapporto Ispra) la raccolta differenziata è salita dell’1,8%, come media nazional, ma sappiamo altresì che la tendenza è in ascesa in questi anni, man mano che zone e città cercano di portarsi alle percentuali indicate dalla direttiva Ue. Nel 2019 la crescita era stata del 3,1%. Quindi si può dire che le indicazioni contro la raccolta differenziata non hanno pesato fino al punto di far calare la percentuale, ma hanno prodotto l’effetto di tarpare le ali alla sua crescita.