Non ha senso che i rifiuti prodotti nelle abitazioni dei positivi al Covid (o di chi è in isolamento cautelare per sospetto possibile Covid) vengano trattati come rifiuti speciali ospedalieri, o che vengano obbligatoriamente conferiti tutti insieme in modo indifferenziato. Pensavamo che quella disposizione (se disposizione è la parola giusta) dell’Istituto Superiore di Sanità dell’inizio del 2020 fosse stata dimenticata. E un po’ tutti ce n’eravamo dimenticati.
Anche quando a fine dicembre 2021 abbiamo pubblicato una notizia e un comunicato di protesta sulla mancata cancellazione della “quarantena della differenziata” pensavamo che questa fosse sostanzialmente, se non formalmente, passata in cavalleria. In realtà è più presente del previsto (anche perché la si trova facilmente online) e quindi si tratta di un’indicazione che circola abbondantemente.
Nella giornata di martedì 4 dicembre una nostra collaboratrice ha chiamato i numeri verdi delle aziende dei rifiuti di alcune grandi città, chiedendo come dovesse gestire la raccolta da positiva al Covid.
A Palermo le hanno detto che doveva fare richiesta per avere contenitori appositi in cui conferire (insieme) i rifiuti. A Napoli di mettere tutto in un unico sacco indifferenziato. A Milano hanno specificato di mettere tutto insieme in un sacco doppio o triplo. A Bari hanno addirittura detto che bisogna compilare un modulo e comunque non differenziare i rifiuti. A Torino hanno detto di chiedere al Comune (!). Solo a Genova al numero verde dell’azienda hanno risposto che la differenziata vale e funziona anche per i positivi, quindi solo in una su sei delle città che finora abbiamo sentito.
La risposta del capoluogo ligure dimostrerebbe che è possibile svincolarsi dalla disposizione originata dall’Istituto Superiore di Sanità. Anche se da Utilitalia mi hanno fatto presente che le aziende – anche se gli operatori ecologici sono protetti sempre e comunque e da decenni dal rischio di essere infettati dai rifiuti – sono molto prudenti perché vogliono evitare che qualcuno le denunci. Anche se è veramente difficile che succeda.
Nella stessa giornata ho verificato anche alcuni contatti personali e posso dire che come minimo c’è disorientamento. Un giovane parente risultato positivo in Val d’Aosta si è visto recapitare appositamente l’avviso di non differenziare assolutamente i rifiuti. (C’è anche scritto di evitare che gli animali di compagnia entrino nella stanza dove ci sono i sacchetti dell’immondizia).
Conclusione provvisoria: il problema esiste. Non il problema di un possibile contagio da Covid attraverso i rifiuti – ipotesi fantascientifica – ma il problema dei danni ambientali ed economici che quelle disposizioni stanno provocando. Abbiamo parlato con l’Assessora all’ Ambiente di Milano e con Legambiente nazionale che sono interessate a prendere iniziative per cercare di sbloccare la situazione.