Il conto alla rovescia è cominciato. Il 5 luglio il popolo del Kappa Futur Festival invaderà Torino e il Parco Dora per la tre giorni di musica elettronica più importante d’Italia. La line- up definitiva è uscita qualche giorno fa ed è davvero di alta qualità ma, non ce ne vogliano dj e organizzatori, a noi interessa un altro tipo di qualità e in particolare quella legata alla raccolta rifiuti nei grandi eventi.
Captando gli umori degli organizzatori durante la presentazione ai Murazzi degli artistici cassonetti per la raccolta differenziata del progetto TRASHed :: Art of Recycling, prevale un certo ottimismo sul superamento delle 90 mila presenze (qualcuno azzarda 93 mila, nda) e dunque risulta ancora più impegnativa la sfida del FuturFestival sul fronte della sostenibilità.
Importante, per come è strutturato il festival, la presenza del TRASHed :: Recycling Store ossia un luogo dove tutti i partecipanti del Festival possono portare bottiglie e bicchieri usati con cui riscattare dei premi: dalla bottiglietta d’acqua fino ai biglietti per la prossima edizione del festival.
Può sembrare un gioco, e in alcuni momento lo è, ma è proprio in questo posto che si decide la qualità del rifiuto raccolto. Mentre i decibel salgono l’attenzione è massima perché gli operatori devono suddividere i bicchieri dalle bottigliette. Il motivo? Ce lo spiega Monica Pasquarelli del CdA di Coripet, il consorzio che affianca il Kappa FuturFestival per spingere al massimo la raccolta e il riciclo delle bottigliette in PET. Infatti nella scorsa edizione sono state avviate a riciclo circa 12 mila bottiglie pari a 240 kg di PET.
Cosa ci fa Coripet al Kappa FuturFestval?
Chiudiamo il cerchio! Il Kappa FuturFestival vuole chiudere il cerchio della produzione rifiuti. Vuole che la sua manifestazione abbia il minore impatto possibile e quindi si adopererà per recuperare il maggior numero di bottiglie in plastica vendute durante il festival al Parco Dora. Queste verranno stoccate nei tre giorni della manifestazione in un apposito box che abbiamo costruito assieme, poi noi di Coripet le avvieremo a riciclo. Dove c’è una organizzazione che vuole avere un ruolo attivo nel ridurre il suo impatto ambientale, Coripet c’è.
Le bottiglie recuperate, e quindi parliamo di PET, dove andranno a finire?
Vanno a diretto riciclo in uno degli impianti sul territorio. Ricordo che Coripet lavora su tutto il territorio nazionale e al suo interno ha cinque impianti che hanno la possibilità di trasformare le bottiglie in PET in nuovo PET. Imprescindibile per far parte di Coripet è l’autorizzazione denominata EFSA (dal nome dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ndr), ovvero una autorizzazione che riconosce l’impianto come omologato a produrre rPET idoneo al contatto con alimenti. Quindi le bottiglie raccolte diventeranno rPET, poi questo materiale passerà a uno stadio intermedio detto preforma (in questo caso il prodotto ha le fattezze di una specie di provetta) e successivamente dopo la fase di soffiaggio, che avviene nelle aziende, queste prenderanno la forma delle bottiglie e verranno riempite.
Ma quali altri “sistemi” utilizza Coripet per dare la caccia al PET?
La raccolta avviene con l’istallazione di macchine o ecocompattatori. Dagli aeroporti fino ai luoghi di grande aggregazione come, per rimanere a Torino, il Mercato Centrale, oppure dalla grande distribuzione alle fiere fino alle stazioni della metropolitana come avviene a Milano, qualsiasi luogo può contribuire al recupero del PET evitando che finisca negli impianti di incenerimento, o peggio in discarica. Abbiamo stipulato accordi anche con le imprese di pulizie per intercettare in maniera più capillare le bottigliette di plastica. E per i cittadini che decidono di utilizzare i nostri ecocompattatori è possibile conferire le bottiglie in PET in due modi: inserendo semplicemente le bottiglie vuote, non schiacciate, con o senza tappo e con etichetta e codice a barre ben leggibili nell’ecocompattatore, oppure possono farlo scaricando l’app Coripet sul proprio cellulare.
In questo secondo caso, sarà necessario farsi riconoscere prima di inserire le bottiglie nella macchina, così che per ogni bottiglia conferita verranno riconosciuti dei punti. Ogni 100 bottiglie conferite si avrà diritto a uno sconto da utilizzare nel circuito Coripet al quale hanno già aderito realtà come The Fork, Libraccio, AON, iMask e Martha’s Cottage.
Quindi il recupero con queste modalità del PET è una realtà?
Certo, considera che si sono più di 1400 gli ecocompattatori in giro per l’Italia ed è tutto materiale che una volta raccolto viene rigenerato in nuove bottiglie. Ma non finisce qui. Dal 1° gennaio 2025 tutte le bottiglie dovranno contenere obbligatoriamente almeno il 25% di PET riciclato, quindi è chiaro che questo sistema di raccolta non può essere improvvistato. Infatti è già da tempo che noi consegniamo del rPET alle aziende trasformatrici nostre socie per la realizzazione di preforme per fare nuove bottiglie. Siamo ancora in una fase sperimentale ma possiamo affermare che già oggi alcune aziende usano PET riciclato all’interno delle loro bottiglie e siamo pronti per l’appuntamento del 1° gennaio 2025.
In molti si chiedono del perché il limite minimo è solo del 25% di PET riciclato.
La soglia del 25% è un obbligo di legge in quanto dal 1° gennaio 2025 entra in vigore la normativa SUP approvata nel 2019 in sede europea (single use plastic, ndr), che da un lato mette al bando alcuni prodotti monouso in plastica come posate e piatti, mentre dall’altro obbliga alla raccolta del 77% di tutte le bottiglie in plastica prodotte. Oggi come recupero siamo quasi dieci punti percentuali più bassi e quindi c’è un ulteriore sforzo da fare. Ma la norma non si ferma qui, infatti introduce l’obbligo di utilizzare del materiale riciclato all’interno delle bottiglie in PET. Quindi da un lato si spinge non più sulla raccolta ma sull’avviato a riciclo e dall’altra parte si creano le condizioni per la creazione di un nuovo mercato, quello del PET riciclato.
Ritornando alla domanda, potenzialmente posso anche produrre tutte le bottiglie in plastica con PET 100% riciclato ma devo avere dall’altro lato abbastanza raccolta per sostenere la produzione del rPET. Quindi se non crescono di pari passo il sistema della raccolta con quello della trasformazione, rischiamo in concreto che arrivi dall’estero materiale di dubbia e scarsa qualità. E la disposizione di regolamento del gennaio di quest’anno dice chiaramente che questo rPET deve essere di provenienza europea in quanto deve rispettare l’autorizzazione dell’EFSA. Mentre il PET vergine proviene quasi esclusivamente dall’Estremo Oriente non è previsto che il rPET provenga da aree esterne all’Europa. Cosa significa questo, che bisogna lavorare tanto per intercettare il maggior numero di bottiglie perché solo aumentando la raccolta possiamo aumentare la percentuale di materiale riciclato presente all’interno delle bottiglie. Per concludere, tecnicamente non ci sono problemi nel produrre una bottiglia 100% in rPET ma nella pratica non c’è abbastanza materiale per farlo. Proprio per questo motivo si parla di transizione.
In pratica Coripet cosa è?
Copitet è un consorzio EPR (Extended Producer Responsibility, responsabilità estesa del produttore) riconosciuto in via definitiva dal Ministero dell’ambiente nel 2021 che ha come mission quella di raccogliere e avviare a riciclo il maggior numero di bottiglie in PET. Quindi i nostri soci sono quelle aziende che mettono sul mercato i loro prodotti confezionati in una bottiglia di PET. Dal punto di vista giuridico noi discendiamo dall’articolo 221 del Testo unico ambientale, lo stesso dal quale per capirci discende CONAI. Quindi noi siamo un Consorzio che si occupa di un solo tipo d’imballaggio e di un solo tipo di plastica, siamo molto settoriali e verticali. È evidente che l’Europa va verso questo tipo di modello, prova ne è che c’è l’allargamento al recupero di altri materiali che storicamente non avevano nessun obbligo come ad esempio il tessile.
E quindi ritornando alla vostra presenza al Kappa…
Bisogna sottolineare la lungimiranza che gli organizzatori del Kappa FuturFestival hanno avuto. Non è qualcosa di scontato in questo settore come in tanti altri. Si sono messi in discussione e hanno messo in discussione tutta la loro organizzazione, ascoltando non solo i nostri consigli ma anche quelli dei loro frequentatori per migliorare la loro gestione dei rifiuti. Questa è una delle poche volte dove ho trovato degli organizzatori sensibili al tema al punto da stravolgere la loro organizzazione abituale pur di fare qualcosa di concreto e tangibile.