In concomitanza dell’apertura dei lavori della COP29 sul clima, l’11 novembre, presso il Palazzo Montecitorio di Roma, è stata presentata la campagna Clean the Cop! – Fuori i grandi inquinatori dalle Cop sul clima. Promossa da A Sud, EconomiaCircolare.com e Fondazione Openpolis (con l’adesione di Greenpeace Italia, Energia per l’Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Coordinamento Nazionale No Triv e Rinascimento Green), la campagna ha l’obiettivo di denunciare l’influenza dei lobbisti dell’Oil&gas nei negoziati internazionale.
Collegata alla campagna europea Fossil Free Politics – che lo scorso 4 novembre ha visto l’invio di una Lettera aperta alla Commissione europea e al proprio governo da parte di 112 organizzazioni europee e 15 italiane per chiedere di togliere i badge delle COP clima ai delegati fossili – Clean the COP, chiede al governo di non facilitare la presenza dei lobbisti Oil&gas alle conferenze ONU sul clima.
La campagna
Come spiega A Sud: “La denuncia è rivolta al governo Meloni, visto che nel 2023 per la Cop28 di Dubai il badge alla stragrande maggioranza dei lobbisti nostrani è arrivato direttamente dal governo italiano. Secondo i dati delle Nazioni Unite, alla scorsa conferenza sul clima il governo è stato il principale “sponsor” del settore oil&gas nazionale. Calcolando i rappresentanti di enti con interessi esclusivi o parziali nel mondo fossile: Eni, Snam, Saipem, Enel, A2A, Edison (cioè limitando l’analisi solo ai soggetti con interessi più evidenti), si contano 40 accrediti dal governo su un totale di 47 lobbisti italiani del fossile presenti. Le due organizzazioni col più alto numero di delegati accreditati dall’Italia sono stati Saipem (16 accrediti) e Eni (14) i cui affari, legati alla sempre maggiore diffusione delle fonti fossili, vanno in direzione contraria agli obiettivi della Cop e a quelli che dovrebbero essere gli obiettivi del governo italiano”.
“In un momento cruciale per la sfida climatica, in cui è necessario moltiplicare gli sforzi di riduzione delle emissioni, è fondamentale svincolare gli obiettivi delle Cop da quelli delle imprese del gas e del petrolio e di chi queste imprese le finanzia. Partendo dall’esclusione da quelle stanze di chi ne difende gli interessi”, dichiara Lucie Greyl, responsabile relazioni internazionali di A Sud.
“Il peso dell’industria fossile è un macigno che comprime anche la libertà d’informazione – spiega Andrea Turco, giornalista di EconomiaCircolare.com. Dal nostro osservatorio vediamo come queste lobby influenzano le scelte della politica e in molti casi anche la formazione del libero pensiero in ambito accademico o nei contesti culturali. Come giornale abbiamo scelto di rinunciare a ogni forma di finanziamento dall’industria fossile e mappato tutti i casi noti di governi e città che hanno vietato la pubblicità per le aziende di questo settore. Si tratta di una battaglia culturale che richiede il segnale concreto di una scelta di campo da parte di governi, società civile, media e mondo accademico”.
Secondo Michele Vannucchi di Openpolis “Il governo ha titolo a invitare chi ritiene più appropriato alle Cop ma è anche tenuto a rendere conto ai cittadini delle proprie scelte. Per questo sarebbe opportuno che l’esecutivo presenti in parlamento l’elenco delle persone a cui ha fornito un accredito spiegando, nel caso, qual’è il senso di invitare portatori di interessi del mondo del fossile a una conferenza sul cambiamento climatico”
Francesco Romizi di ISDE è intervenuto sugli impatti sociali e sanitari del riscaldamento globale partendo col ricordare che “In questa Cop aleggia l’ombra del più grosso lobbista dell’oil&gas del mondo, il presidente Trump, a complicare un quadro già complesso”. “Nel 2023, l’impatto del cambiamento climatico ha raggiunto livelli critici a livello globale e locale. – ha spiegato – La crescente crisi climatica ha portato il mondo ad affrontare mediamente 50 giorni in più di temperature pericolose per la salute umana, mentre il 48% della superficie terrestre ha subito almeno un mese di siccità estrema, un valore mai così alto dal 1951. Negli ultimi dieci anni, i decessi legati a condizioni di caldo estremo sono passati da 129 a 159 ogni 100.000 abitanti. A ciò si aggiunge che gli impatti climatici favoriscono la diffusione di malattie potenzialmente mortali. Per questo è necessario fare pressione affinché le politiche climatiche siano efficaci e tempestive, e per questo la nostra mobilitazione contro l’inazione climatica dei Governi è particolarmente importante”.
L’azione parlamentare
“La campagna ha promosso anche una serie di azioni istituzionali coinvolgendo le forze di opposizione in una interlocuzione che mira a chiedere al governo di dare conto dei criteri coi quali concede accrediti governativi per partecipare alle negoziazioni internazionali sul clima e di garantire maggiore trasparenza sia sui processi di accredito che sulle posizioni con cui l’Italia partecipa alle negoziazioni internazionali”, spiega A Sud.
L’appello degli scienziati e delle scienziate
“Nel corso della Conferenza a è stato presentato l’Appello al governo firmato da oltre 30 appartenenti alla comunità scientifica nazionale e rappresentanti del mondo accademico. L’Appello chiede al Governo di smettere di facilitare la presenza di rappresentanti di grandi inquinatori alle Cop sul clima e di promuovere a livello internazionale e nazionale scelte finalmente in linea con le indicazioni della scienza, non con i piani industriali delle imprese petrolifere. A firmarlo climatologi, meteorologici, fisici, chimici, ecologi appartenenti ad importanti centri di ricerca e atenei italiani ma anche medici, epidemiologi e giuristi esperti di diritto climatico. Tra i nomi: Vincenzo Balzani e Nicola Armaroli assieme a molti esponenti del gruppo Energia per l’Italia, Luca Mercalli, Mario Tozzi, Paolo Lauriola e Maria Grazia Petronio di ISDE, Michele Carducci, Serena Baldin e Silvia Bagni ta i giuristi. Qui tutti i firmatari“, continua il comunicato stampa di A Sud.
Come spiega Vincenzo Balzani, Professore emerito di Chimica presso Università di Bologna e fondatore di Energia per l’Italia “È ormai scientificamente dimostrato che l’uso dei combustibili fossili comporta l’emissione di enormi quantità di anidride carbonica che entrando nell’atmosfera provoca il cosiddetto “effetto serra”. Le conseguenze sul clima sono già molto evidenti, come dimostrato dalle recenti alluvioni in Spagna, in Italia e altri paesi e dall’estendersi di zone aride in molte nazioni del pianeta. L’attuazione di una politica di rapida riduzione nell’uso dei combustibili fossili, però, è ostacolata da grandi interessi economici e politici. L’incontro di oggi fa parte di una iniziativa che, basandosi su un appello degli scienziati, vuole informare i cittadini sulla necessità di portare a termine la transizione energetica e vuole richiamare i decisori politici alle loro responsabilità affinché le lobby dei combustibili fossili vengano estromesse da queste conferenze.”
Da Baku a Belem
“Con l’obiettivo di togliere il badge ai lobbisti del fossile, da qui alla prossima COP30, in programma tra un anno a Belem, in Brasile, che si preannuncia un momento cruciale per la sfida climatica, i promotori di “Clean the Cop!” lanceranno una serie di iniziative rivolte a chi siede in Parlamento e anche al mondo scientifico. Con approfondimenti, inchieste e iniziative pubbliche, la campagna monitorerà quanto accade a Baku, dove i petrolieri e i lobbisti del fossile sono di casa, a partire da chi coordinerà i lavori: Mukhtar Babayev, ex vice-presidente della State Oil Company of Azerbaijan Republic”, conclude A Sud.